Dopo le tante proiezioni sulla consistenza (o inconsistenza) del Pil italiano del 2019, c’è un dato congiunturale reale. Il numero magico? Più 0,1%.

E’ la variazione tendenziale che si ottiene rapportando il valore del Pil del primo trimestre 2019 a quello del primo trimestre 2018. In valori assoluti, l’incremento è pari a 269 milioni di euro cosicché il Pil prodotto nel primo trimestre di quest’anno vale 404,1 miliardi di euro. La variazione congiunturale, invece, è stata pari allo 0,2%.

Bypassando le quisquillie, ricordiamo che le variazioni congiunturali sono poco significative perché confrontano periodi in cui si svolgono attività diverse per il loro carattere stagionale (pensiamo al turismo marino, montano, al settore primario o, infine, all’edilizia). E che l’essere in recessione tecnica o meno dipende, spesso, da un solo decimale dal valore miserrimo.

Pertanto la crescita “acquisita” del Pil 2019 è pari allo 0,1%, dove con questo termine ambiguo si intende che lo 0,1% sarà il dato dell’intero 2019 se, ma solo se, nei rimanenti tre trimestri si ripeterà lo stesso valore (404,1 miliardi) fatto registrare nel primo. Spero di non aver abusato della pazienza del lettore, ma è importante capire le definizioni, sovente non intuibili, che accompagnano i dati. Come valutare il dato tendenziale, dunque? Si possono fare due confronti, entrambi significativi.

Il primo consiste nel paragonare il +0,1% del primo trimestre 2019 con quello registrato nello stesso trimestre del triennio precedente. Risultato? Più 1,3% nel 2016, +1,6% nel 2017 e +1,4% nel 2018.

Il secondo confronto può fatto con l’intera Area dell’Euro a 19 Paesi membri: +2%, +2,1%, +2,4% e +1,2% nel quadriennio 2016-2019, nell’ordine.

Un commento? Beh, le sequenze evidenziate lasciano senza fiato, entrambe. E si passa decisamente all’apnea lugubre se la crescita piatta italiana si accompagna alla tassa piatta come intervento principale di fronteggiamento della crisi.

Un dubbio mi assale: che la forma piatta caratterizzi anche l’elettroencefalogramma della politica nostrana?

Se la tassa piatta e il furore anti-immigrati si spiega con il clima elettorale che interessa la politica nazionale, lo stesso non vale per la Giunta regionale del Fvg. Che gigioneggia sui temi nazionali ed evita accuratamente quelli nostrani. E del Friuli in particolare.

Chi pensa di sopravvivere galleggiando lascia in eredità ai posteri problemi e responsabilità. Ma i posteri ci saranno tra 4 anni ed il Fvg è già in recessione.