Convegno "Il Futuro del Lavoro"
- Redazione
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- Carlos Corvino, Direttore Osservatorio sul Mercato e le Politiche sul Lavoro FVG
- Fulvio Mattioni, Economista RilanciaFriuli
- Sergio Barel, Presidente Consorzio Industriale Ponterosso-Tagliamento
- Maurizio Marcon, Segretario Provinciale CGIL
- Michela Vogrig, Presidente Legacoop FVG
- Massimo Moretuzzo, Consigliere Regionale FVG
Governare l’immigrazione e trattenere i giovani
- Redazione
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Articolo di Fulvio Mattioni pubblicato su La Vita Cattolica del 17 aprile 2024 con il titolo "Governare l’immigrazione e trattenere i giovani che ci sono - Per il quinquennio 2024-2028 ci mancano 75.100 lavoratori"
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aro Fvg, abbiamo un problema demografico enorme che si abbatte su economia e società! Serve, allora, una specialità che emuli quella del Trentino A.A..
A livello europeo, Regno Unito, Francia e Germania hanno gestito il problema demografico attraverso il governo dei flussi provenienti da altri Paesi in funzione dei propri interessi nazionali e si sono resi attraenti per i propri giovani come dimostrano i tassi di disoccupazione giovanile assai contenuti e l’inesistenza di espatri senza ritorno.
Guarda caso, come accade, nel modello trentino dianzi menzionato.
La tabella dimostra il carattere ultra-positivo giocato dall’immigrazione in Friuli-V.G. nel periodo 2001-2009. Per valutarne quantità e qualità la popolazione è stata suddivisa in tre specifici segmenti. Il primo considera i residenti che giocheranno un ruolo decisivo in un futuro di medio e lungo periodo, ovvero i giovanissimi fino a 14 anni di età; il secondo la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) che determina il presente e, in parte, il futuro del mercato del lavoro; il terzo gli anziani (gli over-64 anni) che esprimono una domanda crescente di Welfare a forte rischio di rimanere insoddisfatta.
Si è, altresì, disaggregata la componente indigena e quella immigrata.
La tabella evidenzia che:
1) nell’intero arco temporale 2001-2023 la popolazione residente è aumentata di 11.079 unità grazie all’apporto positivo fornito dagli immigrati economici (+83.239) capace di compensare il calo patito dagli indigeni (-72.160);
2) stiamo ancora vivendo di rendita sul forte afflusso di immigrati economici sperimentato nel sottoperiodo 2001-2009. La forte crescita economica di allora, infatti, ha prodotto un aumento demografico di oltre 41mila unità determinato dalla differenza tra la crescita degli immigrati (+56.635 unità) e il calo degli indigeni (pari a 15.438 unità);
3) la “Grande Crisi” 2009- 2014 ha fortemente ridimensionato l’attrattività del nostro Fvg cosicché l’apporto positivo della comunità immigrata alla demografia nostrana (+12.347 unità) non ha compensato la perdita indigena (-27.843);
4) analoga sorte si ritrova nel periodo successivo (2019-2023) nonostante l’apporto positivo degli immigrati (+14.257) e l’exploit del 2023 (+5.182);
5) il formidabile apporto degli immigrati nella coorte di età 0-14 anni (quasi 14mila unità addizionali nel periodo 2001-2023) mitiga il calo degli indigeni (- 16.630);
6) il contributo offerto dagli immigrati economici al mercato del lavoro locale si cifra in un aumento della popolazione in età lavorativa di oltre 62mila unità mentre quella indigena frana (-119mila unità);
7) la mancanza di oltre 56mila persone in età lavorativa spiega le difficoltà manifestate delle imprese nel soddisfare i propri fabbisogni di manodopera, da un lato, e, dall’altro, il ruolo strategico giocato dalla componente immigrata.
Una specialità solida, inclusiva e sostenibile è tale se in grado di progettare un futuro sostenibile per l’economia e la società regionale |
Serve aggiungere ancora due elementi cruciali il primo dei quali è la repellenza suscitata dal mercato del lavoro locale nei nostri giovani indigeni. Come si misura tale fenomeno? Con la quantità di espatri netti – ottenuta facendo la differenza tra rimpatriati ed espatriati – sofferta dal nostro Fvg che supera le 17mila unità considerando il periodo 2009-2023. Sono laureati e diplomati che non faranno ritorno dall’espatrio in quanto scoraggiati dai bassi redditi loro proposti e, soprattutto, dalla mancanza di prospettive di carriera.
Il secondo elemento può essere sintetizzato dal modello Monfalcone. Il Comune di Monfalcone è tra i pochissimi dell’intero Fvg capace di aumentare i propri residenti in maniera assai robusta superando i 30.103 nel 2023 grazie alla crescita della componente immigrata che si cifra in 2.254 unità qualora si parta dal 2018. Poiché la stragrande maggioranza lavora alla Fincantieri suscita ammirazione il fatto che essi rendano possibile la permanenza di Fincantieri in Fvg.
Concludiamo ricordando la stima che Ministero del Lavoro ed Unioncamere hanno fatto con riferimento ai fabbisogni occupazionali dichiarati dalle imprese private del Fvg: ben 75.100 lavoratori nell’intero quinquennio 2024-2028!
La domanda è: come si pensa di soddisfare tale fabbisogno tenendo conto di quanto visto e detto in precedenza?
I quesiti da trasformare in altrettante doverose politiche riguardano pertanto la necessità di:
1) selezionare tra i lavoratori “inutilizzati” (nel 2023 oltre 54mila tra disoccupati e scoraggiati) quelli da avviare al lavoro;
2) attivare una politica regionale che fermi gli espatri senza ritorno integrando l’insufficiente strumentazione nazionale;
3) abbandonare l’idea politica di erigere un muro contro gli immigrati iniziando, invece, a governare il fenomeno. Non basta, infatti, il pur encomiabile sforzo fatto dai privati per reperire 250 lavoratori ghanesi poiché sono una goccia nel mare di fronte ai 75mila richiesti dalle imprese!
Una specialità solida, inclusiva e sostenibile è tale se in grado di progettare un futuro sostenibile per l’economia e la società regionale.
Crescono i poveri, anche se lavorano
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Articolo di Fulvio Mattioni pubblicato su La Vita Cattolica del 3 aprile 2024 con il titolo "Crescono i poveri e coloro che rischiano di diventarlo, anche se lavorano - In Friuli-Venezia Giulia 120 mila indigenti. La proposta di un fondo regionale da affidare agli ambiti socio-assistenziali"
L’Istat quantifica in 5,8 milioni le persone che vivono in povertà assoluta. Vale a dire che i poveri tra i poveri, in Italia, sono 1 ogni 10 residenti! L’Unione Europea (UE), senza bizantinismi, li chiama indigenti.
Chi sono costoro?
Sono le vittime della debole crescita economica europea degli ultimi 20 anni che, in Italia, ha preso le sembianze della “Decrescita Infelice” causata dalla perdita di potere d’acquisto di salari e stipendi.
Non a caso, dunque, la UE ha messo in campo tre tornate decennali per azzerare, dapprima, la povertà (2000-2010) e, avendo fallito, per tentare di contenerla (2011-2020) e (2021-2030).
La seconda tornata, in particolare, ha visto diversi Paesi membri cogliere l’opportunità – in tutto o in parte - ma non l’Italia.
Perché no?
Perché solo dall’1/4/2019 ha dato retta alle reiterate sollecitazioni della UE varando il Reddito di Cittadinanza (RdC). Già ridimensionato a settembre 2023 e vieppiù impoverito dal 2024 con l’introduzione del suo sostituto, l’Assegno di Inclusione (ADI).
Davvero così tanti gli indigenti in Italia?
Sì, la loro moltiplicazione è evidente.
Nel 2005, ovvero prima della “Grande Crisi” 2008-2014, erano “appena” 1,7 milioni; nel 2018 sono triplicati (5 milioni); scesi a 4,6 milioni nel 2019 (grazie al varo del RdC), sono risaliti a 5,6 milioni nel 2020 sospinti dalla violenta crisi pandemica; e sono ridiscesi, nel 2021, a 5,3 milioni (sempre grazie al RdC). Nel 2022 hanno sfiorato i 5,7 milioni per poi risalire a 5,8 milioni nel 2023 nonostante l’esclusione dal beneficio di ben 700mila “occupabili” deciso dal governo Meloni. Misera la politica che partorisce il disprezzo verso gli indigenti anziché solidarietà ed inclusione sociale volte a mitigare gli effetti delle varie crisi economiche patite nell’ultimo ventennio. E che attribuisce ad una presunta italica malia poltron-divanista e ad una altrettanto presunta furbizia nostrana l’origine dell’indigenza.
Che sia così anche per disoccupati e scoraggiati? Insensato, di conseguenza, il criterio adottato per identificare gli indigenti che non seleziona i beneficiari sulla base del reddito percepito poiché esclude dal beneficio chi fa parte di una famiglia “senza minori, senza disabili e senza anziani”. Nonostante l’espulsione dei 700mila indigenti, nel 2023 vi è stato un aumento di 78mila unità. Ma è davvero così? No, poiché i 700mila indigenti “occupabili” espulsi rimangono comunque indigenti, ancorché senza sostegno, e al loro posto si sono aggiunti 700mila ulteriori indigenti formatisi nel corso del 2023.
Il numero complessivo degli indigenti effettivi, pertanto, è dato dai 5,8 milioni beneficiari dell’ADI e dai 700mila espulsi per un totale di 6,5 milioni di persone.
E in Fvg?
Si possono stimare in 120mila gli indigenti nostrani nel 2023. Che accedono, in parte, all’ADI, in parte all’assistenza del Banco Alimentare e in parte a quella della Caritas e delle altre associazioni caritatevoli attive. Agli indigenti, purtroppo, si debbono aggiungere le “persone a rischio di povertà” che – sempre nel nostro Fvg - fanno raddoppiare il numero appena visto.
Chi sono?
Sono persone che, pur lavorando, percepiscono retribuzioni da indigenti, da poveri e da persone a rischio di povertà. La tabella proposta rendiconta la loro numerosità ed incidenza nell’economia regionale del 2023. Essa chiarisce che poco meno di 43mila lavoratori – pari all’11,4% dei 373mila dipendenti del settore privato dell’Economia – guadagna meno di 5mila euro lordi annui perché impegnata in lavori intermittenti (come quelli offerti dal settore turistico, ad esempio) ed altri 35mila (pari al 9,4% di quelli complessivi) percepiscono una retribuzione lorda annua compresa tra 5mila e 9.999 euro.
La prima conclusione?
Che 78mila lavoratori, ovvero più di 1 lavoratore dipendente dell’economia Fvg su 5 è o indigente o povero! La seconda aggiunge che ulteriori 41mila lavoratori - pari all’11% del totale - è a rischio di povertà per un totale di quasi 120mila unità su 373mila, ovvero il 31,8% del totale!
Una ricetta concreta da suggerire ad una autonomia speciale che desideri essere efficace, solidale ed inclusiva approfittando, altresì, della dovizia di risorse finanziarie a sua disposizione? Investirle, almeno in parte, per conseguire una resilienza economica e sociale anziché una spesa fine a sé stessa.
Cioè in una misura che preveda un Fondo regionale di fronteggiamento della povertà (e del lavoro povero) dotato di 70 milioni annui per non meno di 3 anni, basato su un criterio di reddito ben definito e che coinvolga indigeni ed immigrati, senza discriminazioni. E, infine, che affidi la gestione concreta del Fondo ad opportune aggregazioni di Comuni (gli Ambiti socioassistenziali) perché migliori conoscitori della realtà dei loro territori e delle persone ivi residenti.
Un investimento vero, dunque, che alimenta lavoro e reddito per l’intera economia ma anche solidarietà e coesione sociale, valori altrettanto preziosi.
Cosa ben diversa, ad es., da “spese sterili” economicamente e socialmente come i 170 milioni per nuovi uffici regionali e i 60 per la contestata ovovia, entrambe localizzate a Trieste.
Fulvio Mattioni economista RilanciaFriuli
SOS Lavoro - Come andare oltre?
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Matteo Di Giusto Capogruppo Confindustria - Udine
Markus Maurmair Presidente II Commissione Consiliare
Massimo Moretuzzo Patto per l’Autonomia
Luigi Oddo UIL Udine
Massimilano Pozzo Partito Democratico
Michela Vogrig Presidente Legacoop FVG
Radio Spazio sulla tavola rotonda del 25 marzo
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Gjal e copasse", l’attualità in marilenghe condotta da Federico Rossi. In diretta il 26 marzo una puntata dedicata a "Occupazione e precariato & 50 della rivista Il ponte". Nella prima parte una intervista a Fulvio Mattioni (RilanciaFriuli) e Luigi Oddo (UIL) sul tema della tavola rotonda "FVG: SOS Lavoro, Occupazione e Precariato. Come andare oltre?"
Su radio Spazio, nell'ambito della trasmissione "
Calo dell'occupazione in FVG: sei idee per ripartire
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Articolo di Fulvio Mattioni pubblicato il 21 marzo 2024 sul "Messaggero Veneto" sulla rubrica "Idee" con il titolo "In regione cala l’Occupazione sei idee per poter ripartire".
⇒ Appuntamento a Udine lunedì 25 marzo 2024 per un approfondimento - Palazzo Antonini Belgrado ore 18:00.
Due batoste tremende in appena due giorni sul nostro povero Friuli !
La prima?
1664 milioni di euro di esportazioni persi nel 2023 rispetto al 2022 dalle ex-province di Pordenone (-5,1%) e Udine (-4,8%).
La seconda?
Una perdita occupazionale di oltre duemila addetti friulani, che si confronta con l’aumento di oltre 480mila lavoratori in Italia. Ma anche con l'aumento di 103mila addetti nel Nordest e di 190mila nel Mezzogiorno.
Insomma, se l’occupazione italiana vola in modo pressoché generalizzato, quella del nostro Friuli scava sottoterra. E, più in generale, il Fvg è l'unica regione a presentare un saldo occupazionale negativo che la relega al ventesimo posto... delle 20 regioni.
L'analisi condotta sull'insieme delle Province italiane ci dicequalcosa in più.
Come si legge la prima tabella, gli occupati a Nord Est?
Così: la provincia di Treviso (+6,2%) fa segnare la miglior performance occupazionale nordestina, fatto che le consente di occupare la 10° posizione nella classifica a 107 Province. Quella di Trieste (+1 ,5%) è 11° nel Nordest, e 55° in Italia; Udine (0,0%) è, nell’ordine, 16° e 79°; Pordenone (-0,7%) è 20° e 90° mentre Gorizia (-1,9%) è ultima a Nordest e 102° in ltalia.
Sono dati che fotografano una situazione assai diversa dal “va tutto bene, siamo i migliori" che ci regala l’informazione nostrana di fonte regionale nonché i politici che ad essa si rifanno.
Dove sta l’inghippo?
Nel lasciar intendere che i numeri relativi ai contratti di assunzione coincidano con il numero dei lavoratori assunti - cosa non vera perché un lavoratore può attivare diversi contratti nell’arco di tempo considerato e la loro somma non necessariamente coincide con un lavoratore a tempo pieno - mentre è vero che la crescita dei contratti è solo sinonimo di maggior instabilità e frammentazione della prestazione lavorativa. Del precariato, dunque, cosicché si capisce perché l’Inps abbia chiamato "Osservatorio sul precariato" i dati relativi ai contratti e “Osservatorio occupazionale" quello riguardante lavoratori.
Così non è affatto un caso se confrontando l'andamento dei contratti attivati nel 2023 (in Fvg) e quello degli occupati risulta che i primi aumentano mentre, come si è visto, i secondi flettono.
In sintesi, si nota:
- che i lavoratori attivi nell’industria in senso stretto calano del 4% nella media regionale ma con intensità maggiori nelle due ex-province di Trieste ed Udine;
- che il comparto edilizio ha chiuso con una perdita occupazionale pesante nella ex-provincia di Udine (le altre tengono ancora) e, infine,
- che il settore terziario offre un apporto complessivamente positivo.
Ragionando sulle prospettive nostrane di breve (1 anno) e medio termine (5 anni) meritano una sottolineatura alcune osservazioni.
La prima dice chela tenuta generale del settore terziario non è così rilevante ai fini della tenuta dell’intera economia.
La seconda segnala che all’interno del macrosettore terziario vi sono settori che lavorano per il settore industriale (la logistica, i servizi alle imprese, i servizi immobiliari, ecc.) e che rilanciare il settore industriale - che ha il vantaggio di pagare migliori retribuzionidell'economia privata - significa dare fiato a pezzi significativi del terziario.
La terza è un monito per chi pensa si possa vivere di solo commercio e turismo, perché pensa male. Ciò perché il commercio è calante a causa del decremento demografico che porta a minori consumi e perché il turismo regionale è gestito in termini di industria alberghiera quasi esclusivamente solo nell’area triestina, come dimostra il suo balzo nelle presenze turistiche che matura all’interno di un contesto regionale di stagnazione oramai ventennale.
Cosa serve per fronteggiare il declino occupazionale nostrano?
Diverse cose. Vale a dire:
1) partire da dati adeguati che chiariscano l’urgenza di intervenire con politiche economiche regionali pro occupazione e crescita sostenibile;
2) fronteggiare la piaga del lavoro povero e precario;
3) predisporre un pianodi rilancio del Fvg ed in particolare dell'area friulana;
4) proporsi il governo dell’immigrazione necessaria al mercato del lavoro e all’economia nostrana;
5) Rendersi attraenti verso i nostri giovani evitando che fuggano (senza ritorno) all’estero;
6) redigere un piano di formazione professionale quinquennale che abbia come obiettivo concreto l’inserimento lavorativo di una quota consistente dei 60mila lavoratori “inutilizzati” presenti in Fvg.
Per raggiungere il punto 1) dell’elenco RilanciaFriuli sarà presente con una sua analisi all'interno di un convegno che si terrà il 25 marzo a Palazzo Belgrado, alleore 18.00, che intende affrontare l'elenco completo dei problemi.
Dirit a no jessi puars
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Zornade Furlane dai Dirits 2024 "Dirit a no jessi puars": Margherita Cogoi con Fulvio Mattioni e Alberto Barone. Par cure di Radio Onde Furlane
"Ai 27 di Fevrâr dal 1511 (la joibe grasse di chel an), al scomençave a Udin il riviel popolâr plui grant de storie furlane, inviât des miliziis contadinis furlanis (lis Cernidis) par rivendicâ i lôr #dirits antîcs e difindi la identitât cuintri dai nobii che ju tibiavin. Cognossude cul non di “Crudêl Joibe Grasse”, cheste rivolte e à segnât un moment di conflit sociâl une vore impuartant. Par chest, cualchi an indaûr, il Comitât 482 al à proponût che cheste date e vignìs ricognossude tant che “Zornade Furlane dai Dirits”(Arlef).
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