Comuni in sofferenza e Specialità
- Fulvio Mattioni
- Articolo
TROPPI COMUNI IN SOFFERENZA - BISOGNA RILANCIARE LA SPECIALITA'
Articolo di Fulvio Mattioni pubblicato sul Messaggero Veneto del 6 giugno 2022
Sullo stesso tema è disponibile la ⇒ presentazione esposta al Convegno
Il 31 maggio scorso la Cgil di Udine ha acceso i riflettori sulla sofferenza dei Comuni nostrani ed evidenziato il loro ruolo (decisivo) nel rafforzare la specialità del Fvg con il convegno "Di SOT in SU - I nuovi Comuni denominatori del territorio". La radiografia emersa, infatti, ha mostrato lo stato pre-agonico della Specialità sempre meno capace di garantire servizi pubblici a cittadini (e imprese) disperatamente bisognosi di sanità, assistenza, collocamento, burocrazia efficiente, ecc.. E, di più ancora, incapace di mettere in campo politiche di sviluppo in grado di contrastare gli effetti prodotti dalla "Grande Crisi" 2008-2013, dalla "mini-ripresina" 2014-2019 e dal "tracollo pandemico" del 2020.
L'invasione russa dell'Ucraina, infine, ha aggiunto ai nostri annosi problemi strutturali quelli energetico, inflattivo e speculativo (auspicabilmente temporanei).
Piove sul bagnato, ma all'interno di un temporale in essere da tempo che ha infierito sul Friuli (non su Trieste e non a caso, brava la sua classe dirigente) sia dal versante economico che da quello istituzionale. E sulla ex-provincia di Udine in particolare. Essa, infatti, ha patito un calo dell'economia superiore a quello del Mezzogiorno d'Italia nel periodo 2008-2019 e sconta un assetto istituzionale molto frammentato e disperso sul territorio: tanti i piccoli e piccolissimi Comuni, quindi particolarmente fragili perché non riescono più a svolgere i loro compiti (complessi e onerosi come quelli dei Comuni più strutturati) essendo stati impoveriti dall'ultradecennale calo dei trasferimenti regionali e dalla conseguente perdita di personale. Calo che supera quello medio del 20% patito dai 215 Comuni nel passaggio dei quasi 12mila dipendenti in attività nel 2014 agli 8mila del 2019. L'Ente regionale, già elefantiaco da anni (nel 2014 il personale regionale sfiorava le 3mila unità), invece, nel 2019 aveva raggiunto le 4.200 unità (+40%).
Traducendo i numeri: più burocrazia a "Palazzo" e meno possibilità di erogare servizi pubblici a popolazione e imprese sul territorio.
Burocrazia di "Palazzo" del tutto ingiustificata, peraltro, visto che la Regione Lombardia ha 2.814 dipendenti (2020) con una popolazione otto volte superiore a quella nostrana.
Colpa dello Stato?
Certo che no!
La nostra Regione speciale, infatti, ha competenza primaria in materia di personale e di Enti Locali (Province, Comuni e altri Enti minori).
S.O.S. Piccoli Comuni - 25 novembre 2022
- Redazione
- Articolo
Articolo di Maura Delle Case/ Colloredo di Monte Albano
Un centinaio i Comuni in difficoltà: se ne parlerà venerdì nel corso di un incontro al castello. Municipi svuotati in un ventennio - Perso il 20 per cento degli addetti
Messaggero Veneto 23/11/22
Cento Comuni in Friuli Venezia Giulia sono in difficoltà nella quotidiana erogazione di servizi pubblici a cittadini e imprese per via della mancanza di personale, vittime di un'emorragia di personale che negli ultimi 20 anni ha svuotato i municipi, in alcuni casi riducendoli a poche unità di personale. Tra il 2001 e il 2020, il Comune che in Fvg che ha perso il maggior numero di dipendenti, pari all'80%, è stato Cimolais, in provincia di Pordenone, seguito, al secondo e terzo posto di questo ingeneroso podio, da due Comuni della provincia di Udine: Savogna, che ha visto ridursi l'organico del 75%, e Attimis, che ha patito una contrazione del 64,3%. Restando nelle prime 10 posizioni, seguono a breve distanza Sauris (-61,5%), Chiopris Viscone (-60%) e Taipana (-65%). A mettere in fila i dati fotografando una situazione che rischia, se non corretta urgentemente, di mettere a repentaglio l'erogazione dei servizi, specie negli enti locali più piccoli, è l'economista Fulvio Mattioni che non si è limitato all'analisi dello stato di fatto ma ha immaginato possibili scenari e soluzioni. Sollecitazioni che illustrerà ai diretti interessati - sindaci e dipendenti pubblici - nel corso dell'incontro "Sos Comuni" promosso da RilanciaFriuli in programma il 25 novembre, dalle 18 alle 20, al Castello di Colloredo di Monte Albano. Alla relazione introduttiva dell'economista seguirà una tavola rotonda, moderata dalla giornalista del Messaggero Veneto, Anna Buttazzoni, con il presidente di Anci Fvg, Dorino Favot, e i sindaci Manuela Celotti (Treppo Grande), Franco Lenarduzzi (Ruda), Roberto Revelant (Gemona) ed Enrico Bullian (Turriaco). L'analisi di Mattioni parte dai numeri del personale, estratti dal Mef e riferiti al ventennio 2001-2020. Il primo dato che emerge dall'osservazione del periodo preso in esame fa pensare: «Il personale dipendente della Regione, intesa come "Palazzo" è aumentato di quasi 500 unità (+16,1%) - denuncia Mattioni - a fronte del calo di quasi 2.100 unità (-19,8%) nei 215 Comuni del Fvg». Un'emorragia che si fa più severa se ci si concentra sui Comuni con meno di 5.000 residenti. Qui la riduzione si attesta a -25,5% e in provincia di Udine arriva a -28,4%. Mattioni invoca interventi urgenti. Non li suggerisce tout court, ma dissemina il campo di quesiti, così che il decisore pubblico, rispondendo, possa definire il campo: in quali Comuni agire prima? Con quali strumenti incentivare il personale da assumere? Quali condizioni porre nei bandi per rendere la sua permanenza continuativa e stabile nel tempo? E come trattare chi già opera nelle sedi disagiate per non creare disparità? E ancora, quale soggetto dovrà farsi carico dell'intervento? Non ha dubbi Mattioni: «La proposta - conclude - è che sia il soggetto che ha competenza primaria in materia di Enti locali e personale, vale a dire la Regione». --
Manovra senza segnali di speranza
- Fulvio Mattioni
- Articolo
Fulvio Mattioni - Economista - POLITICA- 25 NOVEMBRE 2022
Manovra, il reddito dei poveri finisce alle imprese. Serviva un segnale di speranza, non c’è
Coglie nel segno la presidente Giorgia Meloni quando connota la manovra di bilancio approvata come “politica” anziché economica. Dal versante economico, infatti, è una “manovrina” visto che ben 21 miliardi di euro sui 35 totali sono finalizzati a fronteggiare i prossimi 3 mesi alleviando il “caro bollette” di imprese e famiglie povere. Il resto si risolve in una spruzzatina di quattrini decisi secondo una logica di “bilancio familiare” caro alla premier. Ma, attenzione, alle famiglie povere (Isee fino a 15mila euro) vanno appena 9 dei 21 miliardi per il caro bollette mentre quelli riconosciuti alle imprese prendono la forma del credito d’imposta che viene presentato come un sostegno alla crescita.
Ma è la verità? Magari così fosse! Invece si gioca sull’ambiguità del concetto di agevolazioni concesse dallo Stato alle imprese che, nel caso dei finanziamenti, erogano liquidità per effettuare investimenti (e, auspicabilmente, crescita economica) mentre nel caso del credito d’imposta agiscono sul versante delle tasse. Come? Con uno sconto sui tributi da pagare a fine anno per compensare eventuali debiti aziendali o per il pagamento dei tributi dovuti nell’anno o per chiedere un rimborso nella dichiarazione dei redditi.
In sostanza, oltre un terzo della manovra va a sanare situazioni aziendali del passato che niente hanno a che fare con la loro attività del futuro. La parte rimanente? Una spesa statale da bilancio familistico, come diceva la premier, dall’esito men che insignificante: eccone alcuni esempi. Il taglio dell’Iva su pane, latte e pasta porterebbe, per una famiglia, ad un risparmio mensile di 1,8 euro visto che la media di una famiglia (dati Istat) è pari a 545 euro annui. La riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori? Un risibile 2% sui percettori di reddito fino a 35 mila euro (lordi) e del 3% per i redditi fino a 20mila euro! Più che un cuneo, una scheggetta. Spiccioli, dunque, e molto meglio sarebbe stato rinnovare il bonus di 200 fatto dal governo Dragh
La manovra politica, invece? Assai più roboante e densa. Per primo, viene il reddito di cittadinanza (RdC) alla cui riduzione viene attribuito l’onere di finanziare una parte significativa delle spese viste in precedenza. Agli “occupabili” (ideologicamente prescelti) è riconosciuto il RdC per un massimo di 7/8 mesi, una parte del quale, però, deve essere speso per partecipare a corsi di formazione o riqualificazione professionale (pena la decadenza). Chi rifiuta la prima offerta congrua (entro 100 km. da casa) decade, inoltre, dal beneficio. La revisione del RdC è annunciata per il 2023.
Domanda attuale: è giustizia sociale escludere le famiglie che hanno un reddito inferiore a 10mila euro (vedi RdC) perché hanno un lavoratore astrattamente “occupabile” ma che, in realtà, è sotto-occupato o non occupato? Ci è chiaro che il RdC, sostiene (temporaneamente) i “nuclei familiari” e non le persone singole (ridimensionate a furbetti)?
Per seconda viene l’estensione della Flat-Tax da 60mila a 85mila euro. Che significa meno entrate per lo Stato visto che si pagherà solo il 15% anche nello scaglione di reddito 60-85mila euro. È chiaro che l’onere di coprire il “buco” delle minori entrate ricade sui soliti noti, ovvero sul lavoro dipendente e sui pensionati, pubblici e privati?
L’onore del terzo posto spetta alla riattivazione della società sul ponte sullo Stretto di Messina spa, attualmente in liquidazione. E sul quale ogni commento è superfluo posto che i primi a non volerlo sono i diretti interessati.
Ma il rimando sine die dei fabbisogni dell’Italia di rafforzamento della crescita economica, di contrasto del lavoro povero, di inclusione sociale e lavorativa dei lavoratori inutilizzati, di contrasto all’evasione fiscale e contributiva, di rafforzamento della sanità e della promozione dei giovani è accettabile? Un segnale di speranza era doveroso. Assente, purtroppo.
Il meglio è alle nostre spalle
- Fulvio Mattioni
- Articolo
La Nadef parla chiaro: il meglio è già alle nostre spalle
Il Fatto Quotidiano - 16 novembre 2022
“Pronti a risollevare l’Italia” recitava il titolo del programma predisposto dalla premier Giorgia Meloni per le elezioni vinte il 25 settembre che le consentono, ora, di governarla. Ma quale è, nel concreto, la categoria di “sollevamento” a cui il governo in carica pensa di iscriversi? La Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) approvata il 4 novembre scorso lo chiarisce con i numeri inequivoci che ho riportato nella prima tabella.
La Nadef 2022 rivista e integrata – rispetto a quella predisposta due mesi fa dal governo Draghi – contiene il quadro macroeconomico che espone l’evoluzione del Prodotto Interno lordo (Pil), dell’Occupazione e del Tasso di disoccupazione e distingue la loro evoluzione in tendenziale e programmatica. La differenza tra queste ultime due? La prima è una mera previsione statistica, la seconda considera anche gli effetti attesi dagli interventi decisi dal governo nella legge di bilancio. Il quadro programmatico, pertanto, rendiconta lo sforzo fatto dal governo per migliorare l’economia di solo mercato.
Mattioni: Oltre la Bla Bla Economy - Il libro
- Redazione
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Di 𝗙𝘂𝗹𝘃𝗶𝗼 𝗠𝗮𝘁𝘁𝗶𝗼𝗻𝗶 fresco di stampa ⇒ 𝗢𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗕𝗹𝗮 𝗯𝗹𝗮 𝗘𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝘆. L'Italia che c'è, che verrà, che desideriamo. Orto della Cultura Ed., 13,00 € ⇒ https://bit.ly/3cZHcQB Amazon Feltrinelli
E gettato un masochistico discredito sul ruolo dello Stato in Economia e nel Welfare.
𝗢𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗕𝗹𝗮 𝗯𝗹𝗮 𝗘𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝘆 vuole essere un 𝗩𝗮𝗱𝗲𝗺𝗲𝗰𝘂𝗺 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝗺𝗮𝗿𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲 e l’aura di neghittoso fatalismo sull’Italia che verrà.
I temi affrontati?
- La Next Generation-EU, la nuova salvifica strategia comunitaria contro il bradipismo dell’Eurozona e la Decrescita Infelice dell’Italia.
- L’eredità dell’Austerità Espansiva, la precedente strategia comunitaria: impoverimento, povertà estreme e lavoro inutilizzato.
- La Demografia italiana per lo sviluppo ed il Welfare ovvero il ruolo reale di giovani ed immigrati nell’economia e nella società nostrana.
- Più o meno Stato in Italia? Oltre la Bla bla Economy, evitando di continuare a farci del male.
La proposta? 𝗦𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗶𝗱𝗲𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗲𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗶 per crescita, lavoro, equità e coesione sociale.
Con tre qualificanti contributi di:
Giulio ROMANI, segretario Confederale CISL
Chiara BRUSINI, responsabile Economia del fattoquotidiano.it
Bruno TELLIA, sociologo Università di Udine
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