Messaggero Veneto 3 giugno 2020 - Articolo di Mattioni e MuradoreOggi in edicola Conoscere per valutare. Sul Messaggero Veneto di oggi, 3 giugno, un articolo di Mattioni e Muradore. Una nuova strategia dell'Europa, che dopo tanta austerità, che l'ha portata ad essere una lumaca economica, mette in gioco un investimento gigantesco nell'economia e nel sociale. Un dubbio amletico: confronto con il "fare da soli" della flat-tax o non c'è partita?


COSA È MEGLIO SCEGLIERE TRA FLAT TAX E PROPOSTA UE?

Due proposte per uscire dalla recessione italiana: una scelta amletica?
Con la proposta di Recovery Fund datata 27 maggio fatta dalla Commissione Europea - da sottoporre all'approvazione del prossimo Consiglio europeo - si è completata sia la strategia che il pacchetto complessivo di interventi volti a fronteggiare la grave recessione innescata dal Covid-19.
E' così possibile confrontare i vantaggi derivanti all'Italia dall'appartenenza alla Ue e quelli conseguenti all'applicazione di una flat-tax (tassa piatta) richiesta dal centro-destra italiano.

La proposta comunitaria

Iniziamo dall'approccio comunitario premettendo che:
a) è già stato soppresso il Patto di stabilità, da cui deriva la possibilità di sostenere la sanità, i lavoratori, le imprese e le finanze statali dei Paesi membri facendo nuovo debito;
b) il nuovo debito può essere fatto beneficiando di tassi di interesse prossimi allo zero grazie al massiccio acquisto di titoli garantiti dalla Banca centrale europea (Bce).
Giova ricordare, altresì, che la Bce detiene quasi 400 miliardi di debito pubblico italiano per i quali l'Italia paga interessi risibili.

Le principali caratteristiche dell'intervento UE

Le principali caratteristiche dei 5 interventi messi in campo dalla UE (4 già approvati e 1, il Recovery Fund, da varare il 18 giugno) sono riassunte nel grafico [a pagina successiva].

Già decisi e, in parte operativi, gli interventi che prevedono:
1) l'acquisto di debito pubblico dei Paesi membri da parte della Banca europea per gli investimenti (Bei) per complessivi 240 miliardi;
2) il programma Sure, che consente il finanziamento della cassa integrazione, sussidi ai lavoratori autonomi, formazione ecc. fino a 100 miliardi;
3) le garanzie prestate dalla Bei a favore degli investimenti delle Pmi per 200 miliardi;
4) il sostegno alla liquidità da parte della Ue per 1.110 miliardi articolabile in tre importanti sub-interventi.

Quali?

Il Quantitative Easing (Qe) "normale" (per 240 miliardi di euro), un nuovo intervento della Bei per superare la carenza di credito e di liquidità per ulteriori 120 miliardi e, infine, una sorta di "Qe straordinario o pandemico" rappresentato dal nuovo Programma di acquisti per l'emergenza pandemica (Peep, è l'acronimo inglese) del valore di 750 miliardi collocato nell'ambito del Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Programma che - è importante precisare - non richiede il "riaggiustamento strutturale dell'economia" (leggasi lacrime, sudore e sangue) sperimentato in Grecia, ma solo l'obbligo di utilizzare i prestiti per interventi in campo sanitario.

Cliccare per ingrandire a nuova paginaIl valore

Il valore complessivo dei 4 interventi già approvati raggiunge la cifra di 1.650 miliardi (pari al Pil italiano) a cui si aggiungono ulteriori 750 miliardi allorché il Consiglio europeo approverà il Recovery Fund. L'intero pacchetto Ue, dunque, raggiungerà un valore di 2.400 miliardi ovvero l'equivalente del Pil francese o del Pil cumulato delle 18 economie più piccole della Ue. I 1.650 miliardi dei primi 4 interventi sono prestiti da rimborsare con interessi prossimi allo zero.
Per quanto concerne il Recovery Fund, infine, 250 miliardi sono prestiti e 500 miliardi sono "regali" che i Paesi Ue fanno agli Stati più bisognosi. Regali ultra-preziosi perché non aumentano il debito pubblico dei Paesi beneficiari! La portata finanziaria dell'intervento dell'Unione europea è enorme: un quinto è fatto di regali e per i restanti quattro quinti da prestiti a tassi prossimi allo zero.

Nuove strategie

La nuova strategia messa in campo dalla Ue?
Un cambio epocale che segna la fine della cosiddetta "austerità espansiva" che ha contrassegnato gli ultimi 20 anni della sua azione. Una strategia che ha promesso e realizzato tanta austerità ma che ha mancato mostruosamente l'appuntamento con l'espansione. Il cammino lumacoide della Ue, infatti, l'ha relegata al terzo posto mondiale, dopo Usa e Cina, perdendo il primato detenuto fino a 10 anni fa. La nuova strategia, invece,permette un investimento gigantesco nell'economia e nel sociale capace di rilanciare le economie più deboli (come l'Italia) e l'intero progetto comunitario

Le risorse per l'Italia

Sempre nel grafico sono evidenziare le risorse finanziarie derivanti all'Italia dal pacchetto complessivo della nuova strategia europea: sono 268,7 miliardi, di cui il 69,6% formato da prestiti ed il 30,4% da regali, cioè risorse da non restituire e che non aumentano il debito pubblico nostrano. Da notare che la maggioranza di esse derivano dal Recovery Fund - ben 172,7 milioni - che porta con sé un regalo che sfiora gli 82 milioni. Cruciali, tuttavia, risultano
anche i 36 miliardi derivanti dal programma Peep del Mes pandemico che potrebbero essere utilizzati per costruire e riqualificare ospedali, per assumere personale sanitario, per formare quello esistente, per ristrutturare case di riposo. Insomma, per riprogettare il welfare nazionale dedicato alla salute. E provvidenziali sono anche i quattrini (20 miliardi) per sostenere i lavoratori a rischio di disoccupazione e l'ulteriore aiuto ( 40 miliardi) alla sostenibilità del
debito pubblico italiano

Piano per la ripresa

A questo punto si impone il confezionamento di un "Piano per la ripresa dell'Italia" - peraltro richiesto dalla Ce a tutti i Paesi che vogliono accedere alle
risorse messe a disposizione - che disegni la strategia complessiva e le modalità di utilizzo di questa massa enorme di risorse. Un Piano che rappresenta una grande opportunità di investimento economico, produttivo, di miglioramento del Welfare nostrano e di efficientamento della finanza pubblica italiana statale e locale. I tempi per la sua realizzazione paiono essere stati definiti: ottobre 2020.

La proposta della Flat-Tax

Può l'imposizione sui redditi con un'aliquota unica piatta (flat-tax) e molto bassa (15%) costituire uno strumento per la ripresa economica?
Il prof. Rabushka - autoproclamatosi consulente di Reagan - si dice convinto. E' il padre della "flat-tax", una variante dei tempi nostri della fallimentare detassazione reaganiana che ha concepito un modello economico in cui l'imposizione sui redditi con un'aliquota unica molto bassa rappresenta il presupposto dell aripresa economica.
E'adatta a tutti?
Tra i 25 territori che l'hanno fatta propria, non c'è nessuna economia avanzata che ha adottato un regime fiscale di tipo "flat-tax"; la gran parte dei Paesi che l'hanno fatto sono dell'Europa dell'Est e che la conoscenza del gioco del "Risiko" è utile per riconoscere alcuni dei territori menzionati.
Uno studio del 2007 del Fmi, peraltro, sottolinea che la flat-tax è stata adottata da quei Paesi, quasi tutti appartenenti all'ex-blocco sovietico, che avevano "l'ansia di inviare il messaggio sul profondo cambiamento politico ed economico, affermando sistemi orientati al mercato. Ma per Paesi che non hanno problemi reputazionali l'appeal della flax-tax è molto inferiore".
Cosa dicono altri studi fatti a livello internazionale elaborati per valutare l'esperienza fatta di "flat-tax" da Fmi, Bce, e Ocse?
Pervengono tutti al medesimo risultato: non c'è alcuna evidenza che la "flat-tax" funzioni in termini di stimolo all'economia e abbassamento dell'evasione fiscale. Lo studio della Bce è anch'esso riferito ai Paesi dell'Est Europa e la sua principale conclusione è che "la flat-tax non garantisce automaticamente la semplificazione del fisco".
La "flat-tax", invece, non è in discussione nei Paesi europei che l'hanno introdotta per primi ovvero l'Estonia, la Lituania e la Lettonia. Ma qui l'aliquota scelta è del 33% in Lituania, del 25% in Lettonia e del 26% in Estonia. Sugli effetti distributivi, uno studio dell'Ocse indica che le imposte progressive tendono a produrre benefici soprattutto per la middle-class che nel caso dei Paesi dell'Est Europa, invece,è stata la categoria di contribuenti più colpita dalla flat-tax.
In generale, infine, si sottolinea che in nessun Paese è applicata la "flat-tax pura" secondo l'idea di Rabushka del 1983.
E per l'Italia?
Perquanto si riferisce all'eventuale applicazione nel nostro Paese, l'introduzione di un'imposta sul reddito del 15% porrebbe rilevanti problemi sia in materia di gettito che dal versante dell'equità fiscale mentre i benefici economici sono una chimera propagandistica.

Gettito ed equità

In materia di gettito, un semplice conteggio evidenzia un volume di entrate molto inferiore a quello ottenuto dal sistema attuale. Le due imposte che la "flat-tax" sostituirebbe originano 200 miliardi netti (160 l'Irpef e 40 llres) mentre l'imposta del 15% colpirebbe i redditi sottostanti a queste due imposte perla metà. Il "buco", quindi, sarebbe di 100 miliardi annui. I proponenti della "flat_tax" sostengono che con una imposta al 15%, gli evasori non avrebbe interesse a rischiare cosicché il vuoto di entrate sarebbe compensato dai redditi riemersi. Che in Italia, secondo i dati più recenti resi noti dal Mef sono pari a 97,9miliardi (anno2017).
Davvero riusciamo ad azzerare l'evasione?
E a farlo in un anno?
Siamo sicuri di affidarci ad una fede così poco affidabile?

Chi guadagna e chi perde

Ma chi ci guadagna e chi ci perde con la flat tax?
La risposta è piuttosto semplice e il grafico aiuta a capire il perché.
Nell'ipotesi di una aliquota fissa al 15% ci perdono - rispetto a quanto accade nell'attuale tassazione progressiva - i contribuenti de i primi due scaglioni (quelli più poveri) mentre guadagnano maggiormente i contribuenti dei due scaglioni più ricchi.
Con l'ipotesi di una aliquota fissa al 23%, invece, ci perdono tutti e tre i primi scaglioni mentre guadagna nettamente quello più ricco.

Controindicazioni

Per concludere. Le principali controindicazioni della "flat-tax" sono:
1 ) il "buco" nel bilancio statale italiano e il conseguente aumento del debito pubblico;
2 ) il conflitto senza possibilità di vittoria con la Ue e l'esclusione dalle risorse messe in campo per fronteggiare il Cocid-19;
3) il contrasto stridente con l'art.53 della Costituzione italiana che prevede la progressività del sistema fiscale;
4) la penalizzazione dei contribuenti più deboli.

La sfida posta dalla proposta della Ue?
Poter superare la recessione dovendo, però, progettare un "Piano di ripartenza per l'Italia" all'interno delle economie più avanzate, con risorse adeguate e con l'abbandono della famigerata "austerità espansiva".

(Bye-bye austerità, lasciamoci senza rimpianti).

Essere favorevoli alla proposta Ue o essere favorevoli alla flat-tax salviniana o berlusconiana?

Anche Amleto non avrebbe avuto dubbio alcuno.

Addirittura, forse, non si sarebbe nemmeno posto il quesito. —


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