PDF
Articolo

La Patrie dal Friûl - Aprile 2020Autonomie cence risorsis: e sarà dure ripiâsi de emergjence
Autonomia senza risorse: sarà dura riprendersi dall'emergenza

Tal 1976 o vin podût cjapâ in man il nestri destin ma la economie e jere in cressite: cumò e je lade in piês. Al coventarà dismovisi: Triest lu à za fat
Nel 1976 abbiamo potuto prendere in mano il nostro destino ma l'economia era in crescita: adesso va peggiorando. Bisogna nuoversi: Trieste lo ha già fatto 

Questo articolo viene pubblicato in Italiano e Friulano, in collaborazione con il periodico "La Patrie dal Friûl". In allegato il collegamento all'articolo originale.

Il Coronavirus, analogamente al sisma del 1976, porta lutti e sofferenze sociali di vario tipo e grado ma, diversamente da allora, colpisce un tessuto economico ed imprenditoriale interessato da una decrescita infelice che coinvolge tutta l’area friulana. Area che rappresenta all’incirca l’85% della popolazione residente del Fvg e, di conseguenza, di tutte le macro-variabili rilevanti. La decrescita infelice, infatti, si manifesta con un ridimensionamento significativo dei valori del reddito prodotto dall’economia, delle esportazioni, dell’occupazione e delle presenze turistiche friulane. Fondamentali macroeconomici che peggiorano nettamente se consideriamo la sola ex-provincia di Udine. L’Orcolat, invece, era stato fronteggiato e vinto perché il sistema economico friulano era in forte crescita. Perché? La sua imprenditoria era frizzante così come lo erano le forze politiche di allora, i sindaci e i sindacati dei lavoratori. Il collante del successo? Una elisir portentoso: l’unità di intenti, l’obiettivo (condiviso da tutti) del rilancio, la guida friulana dell’intero processo, il raccordo con il livello nazionale e le risorse messe a disposizione dallo Stato


II Coronavirus, tant che il taramot dal 1976, al puarte corot e patiment ma, in mût diviers di in chê volte, al colpìs un tiessût economic e imprenditoriâl interessât di une decressite infelice che e cjape dentri dut il Friûl. Une aree che e rapresente plui o mancul l’85% de popolazion residente tal F-VJ e, in reson di chel, di dutis lis macrovariabilis plui impuartantis. La decressite infelice, di fat, si pant tal ridimensionament significatîf dai valôrs dal redit prodot de economie, des esportazions, de ocupazion e des presincis turistichis furlanis. Ducj fondamentâi macroeconomics che a van in mût net in piês se o considerìn dome la ex provincie di Udin. L’Orcolat, invezit, al jere stât frontât e batût parcè che il sisteme economic furlan al jere in cressite fuarte. Parcè? La sô imprenditorie e jere vivarose, cussì come lis fuarcis politichis di chel periodi, i sindics e i sindacâts. Il segret di chel sucès? Un elisîr portentôs: la unitât dai intindiments, l’obietîf (condividût di ducj) di rilanç, la vuide furlane dal procès intîr, il racuardi cul nivel talian e lis risorsis che il Stât al meteve a disposizion

Per approfondire: la pubblicazione Mattioni F., Rilanciafriuli, L’Orto della cultura editore, Pasian di Prato, 2017 e il sito internet https://www.rilanciafriuli.it.


Autonomia senza risorse:
sarà dura riprendersi dall'emergenza
Nel 1976 abbiamo potuto prendere
in mano il nostro destino ma
l'economia era in crescita:
adesso va peggiorando
Bisogna nuoversi: 
Trieste lo ha già fatto

IL GNÛF ORCOLAT - Fulvio Mattioni - economista

La Patrie dal Friûl - Aprile 2020ICoronavirus, analogamente al sisma del 1976, porta lutti e sofferenze sociali di vario tipo e grado ma, diversamente da allora, colpisce un tessuto economico ed imprenditoriale interessato da una decrescita infelice che coinvolge tutta l’area friulana. Area che rappresenta all’incirca l’85% della popolazione residente del Fvg e, di conseguenza, di tutte le macro-variabili rilevanti.

La decrescita infelice, infatti, si manifesta con un ridimensionamento significativo dei valori del reddito prodotto dall’economia, delle esportazioni, dell’occupazione e delle presenze turistiche friulane. Fondamentali macroeconomici che peggiorano nettamente se consideriamo la sola ex-provincia di Udine.

L’Orcolat, invece, era stato fronteggiato e vinto perché il sistema economico friulano era in forte crescita. Perché? La sua imprenditoria era frizzante così come lo erano le forze politiche di allora, i sindaci e i sindacati dei lavoratori.
Il collante del successo?
Un elisir portentoso: l’unità di intenti, l’obiettivo (condiviso da tutti) del rilancio, la guida friulana dell’intero processo, il raccordo con il livello nazionale e le risorse messe a disposizione dallo Stato. 
I comportamenti di allora?
La R.A. Fvg ha continuato a svolgere la sua azione di guida dello sviluppo economico e sociale decentrando – molto saggiamente - la gestione dell’intervento agli Enti Locali.
Gli imprenditori hanno continuato a fare il loro mestiere senza piagnistei e senza essere concorrenti per l’acquisizione delle risorse rispetto a famiglie e lavoratori.
I sindacati dei lavoratori hanno contribuito a realizzare il motto “prima le fabbriche, poi le case e le chiese”.
Dal versante legislativo ed operativo si sono succedute con ordine e determinazione la fase dell’emergenza e quella dello sviluppo.

Tornando a marzo 2020 poniamoci una duplice domanda:
1) c’è un barlume di consapevolezza della grave “decrescita infelice” friulana?
2) c’è un fievole barlume dell’urgenza di mettere mano ad un “Piano RilanciaFriuli” e di ciò che esso comporta?
La risposta, ahinoi!, è due volte negativa per cui non c’è nemmeno un barlumino. I “timonieri” delle Giunte del nuovo millennio hanno orientato il bilancio della RA Fvg verso opere infrastrutturali ed interventi inutili e/o fantasiosi e sempre ultra-costosi immiserendo così la nostra cara autonomia.
Esempi?
La regionalizzazione della sanità con esborsi del bilancio regionale superiori a 1,1 miliardi; L’europeo Corridoio V (per fortuna irrealizzato, ma quanto tempo ed energie persi!); la terza corsia dell’autostrada A4, con 2,1 miliardi di euro a carico del bilancio regionale; il comparto unico dei dipendenti pubblici del Fvg, costato oltre 600 milioni; la riforma del turismo regionale all’impronta del tutto pubblico-tutto gratis costata più di 250 milioni; la trasformazione della finanziaria di sviluppo pubblica Friulia spa in holding speculativa (… ma in perdita!); la pubblicizzazione di Mediocredito Fvg con perdite e ricapitalizzazioni pluri-centi-milionarie e a carico del bilancio regionale; l’abbattimento del debito pubblico regionale in tempi di crisi (oltre un miliardo perso al sistema produttivo) non richiesto dallo Stato; lo scellerato protocollo Tremonti-Tondo del 2010 che ci è costato, finora, 2,7 miliardi di euro. Insomma, in totale diversi miliardi di euro (non migliaia, non milioni, si badi bene) buttati al vento anziché finalizzati alla crescita economica, del lavoro, della formazione e del Welfare.

Che ve ne pare se confrontati con i 30 milioni stanziati per fronteggiare l’emergenza provocata dal Coronavirus? Quattrini, peraltro, sottratti in gran parte da impegni di spesa allocati precedentemente in altri capitoli di bilancio. Ma, purtroppo, c’è ben di più (o meglio sarebbe dire, assai di meno). Vale a dire il nanismo politico dell’area friulana che impedisce la rivendicazione di un “Piano RilanciaFriuli” adeguato a fuoriuscire dal terremoto economico e sociale provocato dalla decrescita infelice di tale area.

I numeri del confronto

Come superare la fase emergenziale ed avere una visione per il medio periodo? Quella del Coronavirus soprattutto grazie all’intervento che sta mettendo in campo il livello nazionale poiché si estende anche alla tutela ed al sostegno dei lavoratori.
Quella del rilancio dell’area friuliana avente un respiro di 3-5 anni con una Conferenza patrocinata dall’Università del Friuli ed aperta a tutte le rappresentanze associative, istituzionali e politiche.
Il suo fine?
Fornire analisi e riflessioni su due temi cruciali ai soggetti dianzi menzionati. Il primo è la condivisione di una analisi realistica ed onesta della situazione in cui versa l’area friulana da raggiungersi attraverso l’identificazione di un Piano ad hoc e delle sue linee portanti, la determinazione delle risorse necessarie ad alimentarlo, l’individuazione delle strategie per sostenere un confronto collaborativo con lo Stato finalizzato a definire strumenti giuridici idonei e l’entità di risorse finanziarie di sua competenza.

Il secondo tema è trovare una soluzione istituzionale al “sottovuoto friulano” lasciato dalla marginalità degli Enti intermedi che hanno sostituito le ex-provincie per cui, di fatto, contano unicamente il “Palazzo” regionale (che non pensa al Friuli) e Trieste città metropolitana.

Trovare la soluzione equivale ad individuare il soggetto a cui consegnare la proposta ed il progetto di un Piano siffatto. Che è tutt’altro che un progetto anti-triestino in quanto Trieste ha già realizzato il suo assetto istituzionale ed ha in fase di avanzata realizzazione il suo “RilanciaTrieste”.

Quale, dunque, l’unica possibile soluzione? Una Regione Fvg Autonoma (che c’è già) con due province autonome (da realizzare) sulla base del modello Trentino-A.A. (che è garanzia di successo). Vale a dire la provincia del Friuli (Gorizia, Pordenone e Udine assieme) e la provincia di Trieste. Non per campanilismo, non per inimicizia, dunque, ma solo perché il Friuli diventi finalmente responsabile e protagonista del suo destino.

Tabella: Saldo di Reddito, Export, Occupati e Presenze turistiche, variazione %

Territorio Reddito Economia Export Occupati Presenze turistiche
ITALIA -5,7% 14,7% 1,2% 26,5%
Nord-Ovest -2,5% 9,2% 2,2% 47,2%
Nord-Est* -1,2% 18,0% 2,8% 24,0%
Mezzogiorno -11,2% 10,3% -3,9% 28,0%
Friuli V.G. -8,5% 3,4% -1,3% -2,0%
Friuli -11,2% -7,3% -2,7% -7,5%
di cui: Udine -16,0% -5,7% -4,0% -10,2%
Trieste 2,3% 69,0% 4,9% 60,9%

Fonte: ns. elaborazioni su dati ISTAT
Legenda: Friuli = le 3 ex-province di GO, PN e UD assieme
Reddito = saldo valore aggiunto del periodo 2008-2018, a prezzi costanti
Export = saldo export 2008-2019, a prezzi costanti
Occupati = saldo occupati 2008-2019
Presenze turistiche = saldo giornate di presenza 2000-2018
Nord-Est* = Friuli escluso


Autonomie cence risorsis:
e sarà dure ripiâsi de emergjence
Tal 1976 o vin podût cjapâ in man
il nestri destin ma la economie
e jere in cressite: cumò e je lade
in piês.
Al coventarà dismovisi:
Triest lu à za fat

IL GNÛF ORCOLAT - Fulvio Mattioni - economist

La Patrie dal Friûl - Aprile 2020Il Coronavirus, tant che il taramot dal 1976, al puarte corot e patiment ma, in mût diviers di in chê volte, al colpìs un tiessût economic e imprenditoriâl interessât di une decressite infelice che e cjape dentri dut il Friûl. Une aree che e rapresente plui o mancul l’85% de popolazion residente tal F-VJ e, in reson di chel, di dutis lis macrovariabilis plui impuartantis.

La decressite infelice, di fat, si pant tal ridimensionament significatîf dai valôrs dal redit prodot de economie, des esportazions, de ocupazion e des presincis turistichis furlanis. Ducj fondamentâi macroeconomics che a van in mût net in piês se o considerìn dome la ex provincie di Udin.

L’Orcolat, invezit, al jere stât frontât e batût parcè che il sisteme economic furlan al jere in cressite fuarte. Parcè? La sô imprenditorie e jere vivarose, cussì come lis fuarcis politichis di chel periodi, i sindics e i sindacâts.
Il segret di chel sucès?
Un elisîr portentôs: la unitât dai intindiments, l’obietîf (condividût di ducj) di rilanç, la vuide furlane dal procès intîr, il racuardi cul nivel talian e lis risorsis che il Stât al meteve a disposizion.
I compuartaments di in chê volte?
La Regjon Autonome e continuave a davuelzi la sô azion di indreçament dal disvilup economic e sociâl midiant di un decentrament savi, lassant la gjestion dai intervents ai Ents Locâi.
I imprenditôrs a àn continuât a fâ il lôr mistîr cence vaîsi intor e cence gjavâ risorsis a fameis e lavoradôrs.
I sindicâts a àn contribuît a realizâ il sproc “prin lis fabrichis, e po lis cjasis e lis glesiis”. Dal pont di viste legjislatîf e operatîf si son dadis la volte cun ordin e determinazion lis fasis de emergjence e chê dal disvilup.

Vuê, intal Avrîl 2020 a son dôs robis di domandâsi:
1) isal un barlum di cussience de grivie “decressite infelice” furlane?
2) Ise ancje une minime idee di meti man cun urgjence a un plan pal rilanç dal Friûl?
La rispueste, magari cussì no, e je dôs voltis negative. Non si viôt nancje un fregul di barlum.
I “tamonîrs” des Zontis dal gnûf mileni a àn orientât il belanç de Regjon viers infrastruturis e intervents inutii e/o fantasiôs ma simpri ultracostôs che a àn inmiserît cussì la nestre cjare autonomie.
Esemplis?
La regjonalizazion de sanitât cuntune spese di plui di 1,1 miliart dal belanç regjonâl; il Coridôr european numar 5 (par fortune no realizât, ma trop timp e tropis energjiis no sono lâts pierdûts!); la tierce corsie de autostrade A4, doprade di dute Europe ma fate sù cun 2,1 miliarts di euros dai citadins di cheste Regjon; il compart unic dai dipendents publics F-VJ, costât passe 600 milions; la riforme dal turisim sot dal segn dal “dut public, dut gratis” costade plui di 250 milions; la trasformazion de finanziarie di svilup publiche Friulia spa intune holding speculative (… ma in pierdite!); la publicizazion di Mediocredito Fvg con pierditis e ricapitalizazions pluri-centimilionaris e simpri cjamadis su lis sachetis dai furlans; l’abatiment dal debit public regjonâl in timp di crisi, no domandât dal Stât, che però nus à gjavât plui di un miliart che al podeve judâ il nestri sisteme produtîf; il disgraciât pat Tremonti-Tondo dal 2010 che nus è costât, fin cumò, 2,7 miliarts di euros. In sumis, in totâl diviers miliarts di euros (no miârs, no milions, MILIARTS) butâts a slas invezit di finalizâju ae cressite economiche, al lavôr, ae formazion e al Welfare.

Ce us parial, se confrontâts cui 30 milions stanziâts par frontâ la emergjence provocade dal Coronavirus? Bêçs, par altri, gjavâts pe plui part di altris cjapitui di belanç. Dut câs, purtrop, al è ben di plui (o miôr, si varès di dî, al è ancjemò di mancul). Ven a stâi, il “nanisim politic” de aree furlane che al impedìs la rivendicazion di un “Plan pal Rilanç dal Friûl” par jessî fûr dal taramot economic e sociâl provocât de decressite infelice che e à colpît tal cûr cheste aree.
I numars dal confront

Cemût si fasial a superâ la emergjence di cumò, ma cuntune vision ancje pal medi periodi?
Il colp dal Coronavirus al varès bisugne soredut di un intervent a nivel talian, che il Stât al sta metint in vore par tutelâ e sostignî i lavoradôrs.
Ma il rilanç de aree furlane al varà bisugne di un sfuarç suntun arc almancul di 3-5 agns: e a pensâlu e coventarès une Conference patrocinade de Universitât dal Friûl e vierte a dutis lis rapresentancis associativis, istituzionâls e politichis. Il so obietîf al varès di jessi prin di dut chel di condividi une analisi realistiche e oneste de situazion, par rivâ a meti lis fondis par un Plan di pueste, e determinâ lis risorsis necessaris a alimentâlu, individuâ lis strategjiis justis par vê un confront colaboratîf cul Stât par definî i imprescj juridics e la entitât di risorsis finanziariis di sô competence.

Il secont teme al è dut câs chel di cjatâ une soluzion istituzionâl al “sot vueit furlan” lassât de margjinalitât dai Ents intermedis che a àn cjapât il puest des ex provinciis: cumò, di fat, a contin dome il “Palaç” regjonâl (che nol pense masse al Friûl) e Triest citât metropolitane. Cjatâ la soluzion al vûl dî sclarî ancje cuâl che al è il sogjet just par puartâ indevant la propueste di chest Plan tant necessari. Che al è dut fûr che un progjet antitriestin, parcè che Triest al à za realizât il so asset istituzionâl e al è za lât indevant cul so progjet par rilançâsi.

La uniche soluzion pussibile e je une Regjon Autonome (che e je za) cun dôs provinciis autonomis (che a son di fâ) sul model Trentin-Sudtirôl (che al è garanzie di sucès). Une provincie dal Friûl (Gurize, Pordenon e Udin insiemi) e la provincie di Triest no son une sielte di cjampanilisim, ni di inimicizie, ma la uniche maniere par che il Friûl al torni a jessi finalmentri responsabil e protagonist dal so destin.


 view (0 kB) La Patrie dal Friûl 4/2020