PDF
Articolo

Il Passo Monte Croce CarnicoNel momento drammatico che vive l’Italia (e altri Paesi), con un futuro sociale ed economico disastroso, per la verità già iniziato, colpisce la cattiveria dell’Unione Europea. In particolare, visto che ne siamo confinanti, urtano profondamente gli atteggiamenti e i comportamenti odiosi dell’Austria. Non si può neppure imputare ciò alla destra sovranista, populista, xenofoba, ecc., e metterci così il cuore in pace e salvaguardare le nostre ristrette convinzioni, avendo l’Austria un governo formato da popolari e verdi.

Nel momento
drammatico
che sta vivendo
l’Italia colpisce
la "
cattiveria"
dell’Unione Europea

Volenti o nolenti siamo costretti a ripensare il nostro rapporto con i vicini. Da sempre ci siamo riempiti la bocca di collaborazione transfrontaliera, di macroregione, della grande amicizia con i vicini, e di stinte immagini puramente retoriche. Il fatto è che non si è mai potuto andare oltre dichiarazioni di circostanza perché le scelte politiche austriache (e, sull’altro versante, slovene) non includono lo sviluppo delle relazioni con il nostro Paese e con la nostra Regione. Qualche esempio per rinfrescare la memoria. Per anni il traforo di Monte Croce Carnico ha rappresentato uno degli obiettivi più importanti della politica regionale, ma al di là di dichiarazioni, convegni e pranzi non si è mai andati, perché l’Austria privilegiava rispetto al rapporto con l’Italia, quello con l’allora Jugoslavia, e stava realizzando il traforo delle Caravanche, a 40 km da Tarvisio e dal confine italiano.  Il collegamento Baltico-Adriatico, che dovrebbe far parte delle grandi direttrici europee, viene strozzato in Austria, ostacolano il traffico internazionale con l’Italia e con il Friuli e limitando le possibilità di sviluppo del porto di Trieste. Il trasporto delle merci su strada è più costoso e inquinante rispetto a quello su ferrovia.

Solo la miopia politica e culturale può pensare che il futuro economico del Friuli e dell’intera regione si debba giocare nel ristretto e arido ambito delle relazioni con chi ci sta vicino
- Bruno Tellia

Vediamo qualche dato sui rapporti del FVG con l’Austria. Nei primi nove mesi del 2019, (fonte Camera di Commercio di Pordenone e Udine) l’l’export della nostra regione verso l’Austria ammontava a 600.745.441 euro, con un decremento del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il valore dell’import dall’Austria ammontava a 432.290.862 euro, un più 18,8%. Per il FVG l’interscambio con l’Austria rappresenta circa l’8% dell’export e il 6% dell’import, con la provincia di Udine che contribuisce all’export per circa due terzi. Da segnalare che, dopo i prodotti siderurgici, la voce “prodotti petroliferi” incide per il 12,8% (dati del 2018).

 

Questo ci porta a considerare l’oleodotto transalpino che parte da Trieste. Qualcosa come 502 petroliere (dato del 2017) hanno inquinano il mare di Trieste per sL'Oleodotto Transalpinooddisfare il 90% del fabbisogno petrolifero dell’Austria e il 40% della Germania, un altro paese che odia l’Italia. Siccome questi paesi ragionano in termini di rapporti di forza, perché non rallentare il flusso? A prescindere dalla composizione societaria che lo gestisce l’oleodotto è pur sempre in territorio italiano, e la sovranità dell’Italia non è ancora del tutto eliminata.

Un altro dato riguarda il turismo. Gli austriaci rappresentano circa un terzo delle presenze straniere, compresi i barbari del ponte Ascensione-Pentecoste, però non so quanti regionali vadano in Austria.

Gli scambi transfrontalieri, per la configurazione orografica del confine, sono molto scarsi, e riguardano unicamente Tarvisio.

In conclusione, credo che sia ora di smetterla con la vecchia, stantia, noiosa narrazione della regione collocata, quasi per dono divino, laddove si incontrano le tre culture latina, tedesca e slava.

Credo che, essendo scontato che l’apertura internazionale per il FVG è fondamentale e imprescindibile, dobbiamo finalmente dimostrare almeno un pizzico di fantasia e allargare le nostre prospettive, non perdendo tempo come avvenuto finora.

Solo la miopia politica e culturale può pensare che il futuro economico del Friuli e dell’intera regione si debba giocare nel ristretto e arido ambito delle relazioni con chi ci sta vicino.