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La Vita Cattolica 18 marzo 2020La Vita Cattolica del 18 marzo 2020 - Prima paginaDobbiamo tutti approfittare dell’«imprevisto» in questo passaggio critico per un recupero di coscienza e di moralità

Ma salute e economia si implicano a vicenda

Articolo di Roberto Muradore comparso sul "La Vita Cattolica" del 19 marzo 2020

Nel bel mezzo o, meglio, nel brutto mezzo di questa pandemia, così come è accaduto durante il recentissimo tracollo della finanza/economia globale, in parecchi si interrogano sul «dopo».
Più di qualcuno ipotizza che in tutto o in parte le cose cambieranno e che questa esperienza ci può cambiare in meglio. È auspicabile ma tutt’altro che scontato.
È cambiato qualcosa dopo la débâcle mondiale dell’economia finanziarizzata? Mi pare proprio di no e, anzi, la cultura (?) e le pratiche (!) neoliberiste continuano ad imperversare causando disastri sociali ed ambientali. Anche in Europa e in Italia. La pazzia neoliberista europea dell’ austerità espansiva, un evidente ossimoro, non ha creato lavoro e benessere ma ha imposto tagli alla scuola e alla sanità. E in Grecia è vissuto un vero e proprio dramma collettivo.
Nonostante queste politiche economiche sbagliate in Italia la scuola e la sanità sono rimaste di ottimo livello. E avere una buona sanità ci viene utilissimo in questi tragici frangenti. Ciò, però, non deve impedirci di sottolineare come da tempo molte persone non possano sostenere i costi delle cure di cui abbisognerebbero e conseguentemente le abbandonino.
In Italia, infatti, è in aumento la povertà relativa e anche quella assoluta. Questo fa sì non solo che non ci si possa curare, ma obbliga singole persone e famiglie intere, bambini compresi, a condizioni di vita malsani, a partire dall’alimentazione ma non solo. Altro che stili di vita con palestra, buone letture, cinema, teatro, cibo sano (preferibilmente gourmet) e fine settimana a Parigi o Londra!

Per la prima volta
dopo decenni e decenni
l’aspettativa media
di vita in Italia è in calo

Il risultato è che, per la prima volta dopo decenni e decenni, l’aspettativa media di vita in Italia è in calo. Del resto se è il mercato, secondo la criminale vulgata neoliberista, a regolare tutto comprese le dinamiche sociali… Il rapporto tra economia, impresa, lavoro e salute, in verità, è sempre stato difficile. È stato sul serio complicato, ad esempio, far sì che la salute sul lavoro diventasse una reale priorità.

Ancor oggi per qualche imprenditore la tutela della salute e sicurezza dei propri dipendenti è solo un costo e anche più di qualche lavoratore è, per così dire, disattento al tema. I consumatori, invece, sono ben tutelati da normative e controlli sui prodotti. Anche perché, amareggia ammetterlo, la dimensione del consumo ha preso il sopravvento su quella del lavoro. Troppe volte, inoltre, il lavoro non consente una almeno almeno relativa tranquillità sociale perché è mal pagato e precario. Ma anche quando il lavoro è retribuito decentemente ed è stabile spesso sono imposti orari e turnazioni incompatibili con la vita familiare e sociale. Vengono, inoltre, fissati obiettivi di produzione e/o di vendita così elevati che l’impegno per conseguire i risultati richiesti diventa davvero spasmodico e lo stress e l’ansia diventano un malessere reale. C’è, poi, la questione dell’impatto ambientale di alcuni siti produttivi, simboleggiata dall’Ilva di Taranto, che coinvolge non solo i lavoratori ma i cittadini e intere comunità. Ricordo bene l’ipotesi di costruire un cementificio a Torviscosa. Mi opposi, insieme a Cgil e Uil, a quel progetto e non tanto per il cementificio in sé, che comunque non era per nulla coerente a un territorio vocato alla chimica fine, ma forse soprattutto per i più di trecento automezzi che ogni giorno avrebbero invaso, intasato e inquinato la Bassa Friulana. Richiesi anche a gran voce, insieme alla sola Uil, l’interramento dell’elettrodotto Redipuglia-Cargnacco perché il farlo aereo avrebbe deturpato il paesaggio friulano. Questa battaglia fu, purtroppo, persa e non consola il pentimento tardivo di un ex Presidente della Regione. Va rammentato che il concetto di salute si configura, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in una positiva “condizione fisica, psichica e sociale”. Mi pare, e gli esempi sopra riportati lo dimostrano, che la strada da fare sia ancora tanta. Fortunatamente, anche se in ritardo, sta crescendo una nuova consapevolezza nella politica, nell’imprenditoria e nella società che gli attuali paradigmi neoliberali, una globalizzazione siffatta e questo tipo di economia siano da rivedere.
L’economia, in definitiva, va riportata alla sua originaria accezione di casa (oikos) ordinata e regolata (nomos), affinché sia sul serio rispettosa e, di più, promotrice della salute fisica, psichica e sociale dei lavoratori e dei cittadini.
Che questa pandemia possa accelerare questo processo di coscientizzazione e favorisca il recupero del principio di responsabilità attraverso una moral reentry (rientro morale)?