L’articolazione territoriale della Danimarca su 5 regioni e 98 comuniL’articolazione territoriale della Danimarca su 5 regioni e 98 comuniLe accresciute esigenze di infrastrutture e servizi pubblici, gli avanzamenti tecnologici e organizzativi, i sempre più stretti vincoli economici impongono a tutti una profonda e ed efficace modifica dell’articolazione amministrativa per il governo del territorio. La Danimarca ha anticipato tutti strutturandosi su tre livelli secchi: Stato, Regioni, Comuni.

L’articolo “Riportiamo in centro il commercio e la gente”, che si può ancora leggere su “RilanciaFriuli.it”, prende spunto da un soggiorno per lavoro a Ikast in Danimarca sul finire del secolo scorso. Circa un decennio dopo, per una ricerca che stavo conducendo, sono andato a vedere i dati della città. A me pareva di ricordare che avesse una popolazione di poco più di ventimila abitanti. Sui siti consultati ne risultavano invece più di quarantamila. Com’era possibile, mi chiesi, che fosse raddoppiata in poco più di un decennio? L’arcano fu spiegato in breve: il comune di Ikast, che avevo conosciuto, non esisteva più; al suo posto era operativo dal 1° gennaio 2007, a seguito della riforma territoriale, la municipalità di Ikast-Brande ottenuta mediante la fusione di tre precedenti comuni che, appunto, totalizza più di quarantamila abitanti. All’epoca, in Friuli Venezia Giulia, si stava dibattendo – animatamente – una delle tante tentate riforme delle autonomie locali. Fu, pertanto immediato, l’impulso ad approfondire la riforma danese.

La Danimarca, sino al 31 dicembre 2006, aveva un’articolazione territoriale basata su 13 contee più 3 città ad esse equiordinate e 270 comuni. Con una popolazione di 5.781.000 abitanti e una superfice di 43.094 Kmq. (escluse Groenlandia e isole Faroe, territori autonomi) si aveva in sintesi la ripartizione seguente:

Articolazione amministrativa
s
ino al 2006
Comuni Contee e città
equiordinate
Danimarca
270 16 (13 contee + 3 città) 1
Abitanti medi/tot del territorio N° 21.441 361.312 5.781.000
Abitanti min.- max. per Contea   43.000 – 661.000  
Superficie media / tot. Kmq. 160 2.693 43.094
Comuni per Contea N° Min. 1 (città equiordinate) – Max 31 - Media 16,8

La riforma, entrata in vigore il 1° gennaio 2007, ha soppresso le 13 contee storiche e introdotto nell’ordinamento 5 regioni, nonché ridotto il numero dei comuni da 270 a 98 mediante fusioni. Ne risulta la seguente articolazione territoriale:

Articolazione amministrativa
Dal 1° gennaio 2007
Comuni Regioni Danimarca
98 5 1
Abitanti medi/tot del territorio N° 59.000 1.156.000 5.781.000
Abitanti min.- max. per Regione   587.000 – 1.806.000  
Superficie media / tot. Kmq. 440 8.619 43.094
Comuni per Regione N°  Min.11 – Max 29 - Media 19,6

La regione più popolata è l’Hovedstaden - letteralmente “della capitale” – che, infatti, include Copenaghen. Ma il capoluogo della regione è Hillerød, una cittadina di 48.000 abitanti, secondo la buona prassi di non concentrare tutte le istituzioni e gli uffici pubblici, ma di distribuirli su più centri e a dimostrazione che i capoluoghi non devono necessariamente essere le città più grandi.

I Comuni friulani
sono mediamente
dieci volte più piccoli
dei nuovi comuni danesi

Non potrà sfuggire al lettore attento che le nuove Regioni Danesi (mediamente 1.156.000 abitanti; 8.619 Kmq.) hanno quasi esattamente la medesima popolazione ed estensione del Friuli Venezia Giulia (1.229.000 abitanti; 7.845 Kmq.) e che, invece, i Comuni friulani sono mediamente dieci volte più piccoli dei nuovi comuni danesi e che già prima della riforma i comuni danesi erano mediamente quattro volte più grandi dei nostri.

Tutte le grandi organizzazioni del mondo, e progressivamente anche le medie, hanno ridotto i livelli di governo delle stesse.

In genere si è passati dai sei/sette livelli gerarchici a tre/quattro. Ciò si è reso possibile con lo sviluppo di nuovi modelli organizzativi, per la disponibilità delle nuove tecnologie, l’espansione delle infrastrutture, l’aumento della professionalità e della cultura generale, la progressiva assunzione/delega di responsabilità dei/ai livelli operativi intermedi e di base. Di tutto ciò può e deve beneficiare anche la pubblica amministrazione che è la più importante delle organizzazioni per la vita del cittadino e delle comunità grandi e piccole. La riduzione dei livelli della struttura porta, alle organizzazioni che l’adottano, benefici non solo per la riduzione dei costi e la sostenibilità del sistema ma anche in termini di efficacia ed efficienza nell’erogazione dei servizi e l’espletamento delle funzioni proprie.

[zt_blockquotes type="box" author="Ubaldo Muzzatti" extra-class="blockquotes"]Ridurre i livelli della struttura porta a benefici nei costi, nell'efficacia e nell'efficienza nell’erogazione dei servizi e nell’espletamento delle funzioni proprie.[/zt_blockquotes]Per quanto sopra il modello danese, articolato su tre soli livelli (quattro con l’UE), è il riferimento, il punto d’arrivo per tuttiPrendere la direzione opposta, moltiplicando i livelli istituzionali, porterà a un progressivo degrado del sistema territoriale e all’insostenibilità nel medio termine. In regione a farne le spese, se sarà attuata la vigente L.R. 71/2019 di riforma delle autonomie, saranno innanzitutto i cittadini che – secondo previsione di legge – faranno parte di un Comune, una Comunità, un Ente di decentramento (ex province), della Regione, dello Stato, della UE, ovvero di un’articolazione su 6 livelli istituzionali: una follia.