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La Patrie dal Friûl - Gennaio Febbraio 2020Il taramot cidin che al à sdrumade le nestre economie
Il terremoto silenzioso che ha devastato la nostra economia

I numars de crisi a mostrin dîs agns di disgracie, cjapade sot gjambe di ducj, e pocjis prospetivis pal avignì
I numeri della crisi mostrano dieci anni di disastri, che tutti hanno preso sottogamba, e poche prospettive per il futuro

Il tema dei temi
è il lavoro
Il probleme dai
problemis al è
il lavôr

Questo articolo viene pubblicato in Italiano e Friulano, in collaborazione con il periodico "La Patrie dal Friûl". In allegato il collegamento all'articolo originale.

[zt_dropcaps type="type-1" bgColor="#ffffff" textColor="#0150C3"]I[/zt_dropcaps] l tema dei temi è il lavoro e lo è ancor di più in Friuli. Ciò sia perché la laboriosità è parte costitutiva dei friulani ma anche e soprattutto perché da troppi anni il lavoro davvero scarseggia. La perdita di posti di lavoro è ovviamente causata dalla grave crisi economica che ha colpito tutti ma la nostra terra in modo particolarmente pesante. I livelli occupazionali, come è noto, dipendono dalla quantità di reddito che l’economia è in grado di produrre e vendere sul mercato. E’ necessario ricordare, quindi, che nel periodo 2008-2018 l’economia del Fvg ha perso una fetta di reddito pari all’8,5% come risultato della botta dovuta alla Grande Crisi del periodo 2008-2013. Va detto con amara sincerità che in ambito nostrano la situazione fu presa molto sotto gamba un po’da tutti, salvo poche e inascoltate lodevoli eccezioni. (...)

[zt_dropcaps type="type-1" bgColor="#ffffff" textColor="#0150C3"]I[/zt_dropcaps] l probleme dai problemis al è il lavôr e in Friûl lu è ancjemò di plui. Chest sedi parcè che la laboriositât dai furlans e je simpri stade di preseâ, ma ancje e soredut parcè che di tancj agns il lavôr al mancje pardabon. La pierdite di puescj di vore e je stade determinade de crisi economiche che e à colpît dut il senari globâl, ma la nestre tiere in maniere une vore grivie. I nivei ocupazionâi a van daûr de reditivitât che la economie e je buine di produsi e di meti sul marcjât. E alore al covente vê iniment che tal periodi 2008-2018 la economie dal F-VJ e à pierdût une fete di redit dal 8,5% come risultât dal sdrondenon de crisi planetarie che dut câs si è fermade tal 2013. Al va dit cun marum che chenti la situazion e stade cjapade sot gjambe un tic di ducj, fale pocjis e laudabilis - ma no par chest scoltadis - ecezions. (...)


Il tema dei temi è il lavoro e lo è ancor di più in Friuli. Ciò sia perché la laboriosità è parte costitutiva dei friulani ma anche e soprattutto perché da troppi anni il lavoro davvero scarseggia. La perdita di posti di lavoro è ovviamente causata dalla grave crisi economica che ha colpito tutti ma la nostra terra in modo particolarmente pesante. I livelli occupazionali, come è noto, dipendono dalla quantità di reddito che l’economia è in grado di produrre e vendere sul mercato. E’ necessario ricordare, quindi, che nel periodo 2008-2018 l’economia del Fvg ha perso una fetta di reddito pari all’8,5% come risultato della botta dovuta alla Grande Crisi del periodo 2008-2013. Va detto con amara sincerità che in ambito nostrano la situazione fu presa molto sotto gamba un po’da tutti, salvo poche e inascoltate lodevoli eccezioni

La Patrie dal Friûl - Gennaio Febbraio 2020E a ben poco ha giovato la assai debole ripresina che si è realizzata nel successivo periodo 2014-2018. Va sottolineato, inoltre, che è l’area friulana ad essere stata interessata dal crollo del reddito: -11,2% il reddito perso complessivamente dalle tre ex province di Gorizia, Pordenone e Udine. L’economia della ex-provincia di Trieste, al contrario, ha visto crescere il reddito della propria economia del 2,3%. E’ Da segnalare, infine, che la perdita dell’area friulana è del tutto identica a quella patita dal Mezzogiorno d’Italia e che la ex-provincia di Udine fa ancora peggio perdendo il 16% del suo reddito totale! Date queste premesse economiche è successo che nel periodo 2008-2018 il saldo negativo dell’occupazione dell’area friulana è del -2,9%, pari ad un decremento di oltre 12mila occupati, mentre il saldo occupazionale positivo della ex-provincia di Trieste è del +4,9%, corrispondente a 4.639 occupati addizionali. In definitiva, gli andamenti occupazionali hanno seguito quelli economici. Approfondendo il ragionamento sui dati occupazionali si riscontra che il settore industriale (ovvero la manifattura e l’edilizia) patiscono un taglio dell’occupazione decisamente più pesante di quello del resto dell’economia. E il Friuli è caratterizzato proprio dal manifatturiero. Il settore industriale friulano, infatti, perde ben il 17,3% degli occupati presenti nel 2008 contro l’8,7% di quello triestino. La ex-provincia di Udine, sempre nel periodo considerato, perde addirittura il 24,9% dei propri addetti industriali. La perdita dell’occupazione industriale è particolarmente grave anche perché il settore riconosce retribuzioni più alte di quelle molto basse offerte da diversi comparti del settore terziario. Il terziario, infatti, è in gran parte tutt’altro che “avanzato” e i contratti applicati, normando lavori spesso dequalificati, sono più poveri. Nel terziario, purtroppo, è maggiore anche la precarietà dei rapporti di lavoro. Un altro elemento da considerare, sempre collegato ai precedenti, consiste nell’esplosione della quantità di lavoro lasciato inutilizzato dall’economia: in Fvg, nel passaggio dal 2008 al 2018, cresce del 46,5%, giungendo oltre le 72mila unità. Il lavoro inutilizzato è composto da persone in età lavorativa disoccupate, scoraggiate o sospese dal lavoro (coperte cioè da ammortizzatori sociali). [zt_blockquotes type="box" author="Roberto Muradore" extra-class="blockquotes"] Facciamo in modo che a star bene non siano solo e tanto i rappresentanti ma i rappresentati![/zt_blockquotes]Anche in questo caso ha una sua grave evidenza la pesantezza del fenomeno nel mercato del lavoro della ex-provincia di Udine: qui il lavoro inutilizzato cresce addirittura del 71,6%, decisamente il valore più elevato tra le 4 ex-province e molto di più del dato regionale, il 46,5%, per l’appunto. Le cose dell’economia e del lavoro sono così malmesse che i nostri giovani che se vanno a ‘cercare fortuna’ all’estero sono, percentualmente, tra i più numerosi in Italia. Pure gli immigrati vanno altrove in quanto anche per loro, sebbene in settori non qualificati, non ci sono molte occasioni di lavoro. Urge, allora, che i gruppi dirigenti locali delle istituzioni, della politica, dell’economia, del mondo del lavoro facciano fronte comune per rilanciare il Friuli. Per fare ciò serve che tutti maturino velocemente una reale consapevolezza dello stato delle cose e una convinta volontà di ripartire, così come avvenne dopo il terremoto del 1976. E, in effetti, così come dicono i numeri sopra esposti, abbiamo subito un vero e proprio terremoto economico e sociale. Solo da una analisi corretta della situazione in cui ci troviamo, senza attardarci al pessimismo o all’ottimismo interessati e/o di maniera, e dalla comprensione del perché ci siamo giunti possono originarsi le idee, non esiste una sola ricetta, per arrestare il declino. Se non saremo capaci, insieme, di dare il via all’inizio di una concreta inversione di tendenza, alle genti del Friuli si prospetta un gran brutto futuro. Esistono, invece, le condizioni e le potenzialità per rilanciare davvero il nostro Friuli. I rappresentanti istituzionali, politici, sociali lavorino a una “CONFERENZA PER IL FRIULI” che li veda insieme a progettare il futuro. Nessun soggetto, né istituzionale né di rappresentanza, è in grado, da solo, di affrontare e risolvere questa pesantissima situazione. Ognuno, però, può offrire il proprio contributo di conoscenza e di proposta. La Camera di Commercio, che ha già organizzato importanti momenti di riflessione col “Friuli Future Forum”, e l’Università di Udine (si legge del Friuli), con il suo “Cantiere Friuli”, potrebbero essere utilissimi a tale scopo. Qualora non riuscissimo a prospettare e praticare urgentemente un percorso di rivitalizzazione dell’economia e della società locale condanneremmo le nostre comunità a disperdersi e a perdersi. Come tutte le crisi anche la nostra, ahinoi, è innanzi tutto culturale e morale, a partire dal cinismo di gran parte dei gruppi dirigenti, più interessati al loro personale destino che al bene comune. Facciamo in modo che a star bene non siano solo e tanto i rappresentanti ma i rappresentati!


Il probleme dai problemis al è il lavôr e in Friûl lu è ancjemò di plui. Chest sedi parcè che la laboriositât dai furlans e je simpri stade di preseâ, ma ancje e soredut parcè che di tancj agns il lavôr al mancje pardabon. La pierdite di puescj di vore e je stade determinade de crisi economiche che e à colpît dut il senari globâl, ma la nestre tiere in maniere une vore grivie. I nivei ocupazionâi a van daûr de reditivitât che la economie e je buine di produsi e di meti sul marcjât. E alore al covente vê iniment che tal periodi 2008-2018 la economie dal F-VJ e à pierdût une fete di redit dal 8,5% come risultât dal sdrondenon de crisi planetarie che dut câs si è fermade tal 2013. Al va dit cun marum che chenti la situazion e stade cjapade sot gjambe un tic di ducj, fale pocjis e laudabilis - ma no par chest scoltadis - ecezions.
La Patrie dal Friûl - Gennaio Febbraio 2020A pôc e à zovât la riprese flape che si è manifestade dal 2014 al 2018. Invezit, al va marcât che il redit pierdût des trê ex provinciis di Gurize, Pordenon e Udin al è dal -11,2%, intant che invezit la ex provincie di Triest e à viodût cressi la sô economie dal 2,3%. E ocjo: la pierdite di redit de aree furlane e je pardabon compagne a chê de Basse Italie, e la ex provincie di Udin e je piês di dutis, stant che e piert il 16%! Cun chestis premessis, al è clâr che tal interval 2008-2018 il salt negatîf de ocupazion de aree furlane al è dal -2,9%: si trate di plui di 12 mil personis. Invezit a Triest il salt al è positîf, dal +4,9%, ven a stâi 4.639 ocupâts in plui. Lant a cjalâ miôr, la manifature e la edilizie a son i setôrs che a patissin di plui. E chescj a son di simpri i comparts che a stan aes fondis de nestre economie. Il Friûl al à pierdût in 10 agns il 17,3% dai ocupâts intal setôr industriâl, intant che a Triest la pierdite e je stade dal 8,7%. E intal stes periodi, la ex provincie di Udin e à pierdût il 24,9% dai siei lavoradôrs tal setôr industriâl. E je une pierdite une vore grivie parcè che chest setôr al paie par solit miôr dal terziari, che achì dispès nol è masse “avanzât”, cun tancj contrats che a rivuardin lavôrs no cualificâts, retribuzions plui puaris e une fuarte precarietât dai rapuarts di lavôr che no garantìs prospetivis pal avignì.

Un altri element di considerâ e je la esplosion de cuantitât di fuarce lavôr che e je restade a pît: dal 2008 al 2018, in F-VJ la int inocupade e je cressude dal 46,5%, rivant a plui di 72 mil personis disocupadis, che no cirin lavôr o che a son cuviertis par un ciert periodi di amortizadôrs sociâi. [zt_blockquotes type="box" author="Roberto Muradore" extra-class="blockquotes"]Ma chi al covente che a stâ ben no sedin dome i rapresentants, ma pluitost i rapresentâts![/zt_blockquotes]Ancje in chest la ex provincie di Udin e cres plui di chês altris: adiriture dal 71,6%.

Lis robis a son tant mâl metudis che nol è di maraveâsi se i nestris zovins che a van pal mont a cirî fortune a son cetancj plui che tal rest de Italie. Ancje i imigrâts a van inaltrò parcè che nancje par lôr a sono tantis lis ocasions di lavôr. Al covente alore che i sorestants locâi des istituzions, de politiche, de economie, dal mont dal lavôr si dedin dongje par rilançâ il Friûl. Par fâlu, bisugne che ducj a madressin une cussience dal stât reâl de situazion e che a mostrin une voie convinte di tornâ a fâ partî la nestre economie, cussì come che al è sucedût dopo dal taramot dal 1976. E, in efiets, i numars nus disin che un gnûf Orcolat nus à sdrumât il contest economic e sociâl, ancje se tancj no si son visâts. Dome cuntune analisi corete de situazion, cence lassâsi lâ ae avilizion o licuidâ la situazion daûr di un otimisim interessât o di maniere, si pues tentâ di vignî fûr des dificoltâts. No je dome une ricete par fermâ il declin. Ma se no sarìn bogns, insiemi, di cambiâ cheste tindince, pe int furlane, massime pai zovins, si fasarà simpri plui grivie.

Lis cundizions e lis potenzialitâts par tornâ a meti in vore pardabon il nestri Friûl a esistin. I rapresentants des istituzions politichis e sociâls a varessin di lavorâ a une “CONFERENCE PAL FRIÛL” che ju viodi metisi dongje par progjetâ l’avignî de nestre tiere. Nissun di lôr, di bessôl, al è in stât di frontâ e di risolvi chest vêr dileme che si presente devant di nô. Ognidun, dut câs, al pues ufrî il so contribût di cognossince e di propueste. La Cjamare di Cumierç, che e à za inmaneât moments impuartants di riflession cul “Friuli Future Forum”, e la Universitât di Udin (si lei “dal Friûl”), cul so “Cantiere Friuli”, a podaressin coventâ une vore a stiçâ chest procès. Ma se no rivarìn ae svelte a dissegnâ e a meti in pratiche un percors di rivitalizazion de economie e de societât di chenti, o condanarìn lis nestris comunitâts a pierdisi e a dispierdisi intune gnove diaspore. Come dutis lis crisis, ancje la nestre - magari cussì no - e je prin di dut culturâl e morâl, e e scomence dal cinisim di buine part dai sorestants, che a somein plui interessâts al lôr destin personâl che al ben comun. Ma chi al covente che a stâ ben no sedin dome i rapresentants, ma pluitost i rapresentâts!

inisim di buine part dai sorestants, che a somein plui interessâts al lôr destin personâl che al ben comun. 


 www.lapatriedalfriul.org La Patrie dal Friûl 1/2020