capacità di protesta, tantomeno di proposta. Esiste, eppur non si muove. Chi? La classe dirigente friulana. Rispetto a cosa? Alla proposta, datata 4 ottobre, di realizzare una Conferenza per il rilancio del Friuli entro la fine dell’anno. Unica eccezione, la disponibilità manifestata dal segretario del Patto per l’Autonomia.

Serve una
Conferenza
per fare fronte
al tracollo
economico e
per impedire
che i giovani
se ne vadano
all’estero per
sempre

Perché è vitale e urgente dar vita a una Conferenza per il rilancio del Friuli? Per due ottimi motivi.
Primo, fronteggiare lo shock patito dalla sua economia (il reddito è calato dell’11,2%) nel periodo 2008-2018 trascinato verso il basso dal tracollo della provincia di Udine (meno 16%) e dell’occupazione industriale (meno 25,1%). Situazione inquietante? Giudicate da voi. La provincia di Trieste cresce del 2,3%, il Nordest (senza Fvg) è prossimo alla crescita zero, il dato medio italiano -5,7%, il Mezzogiorno d’Italia -11,2%.
Secondo, raccogliere tutte le persone (forti, libere, che amano il Friuli) e le forze (politiche, amministrative, sociali, civiche) che vogliono rilanciare il Friuli e, così facendo, consentire anche l’inserimento lavorativo e sociale dei nostri giovani che scelgono, sempre più numerosi, espatri senza ritorno. Giovani - etichettati come impreparati dalle imprese nostrane e/o esosi perché riottosi ad accettare uno stipendio inferiore alla soglia di povertà - che quando vanno all’estero, invece, sono molto apprezzati sia per i loro curriculum scolastici sia per l’impegno lavorativo. In questi anni l’area triestina, grazie alla compattezza (trasversale) di tutti i suoi rappresentati, è riuscita a conquistare una chiara vocazione nazionale e internazionale e, con essa, una prospettiva di crescita di lungo periodo.
La classe dirigente friulana del nuovo millennio, invece, ha vissuto di rendita sui successi ottenuti dal ‘Modello Friuli’ e sul suo apprezzamento unanime, ma il tesoro di stima ereditato è stato tutto dilapidato.
Serve, allora, una nuova ‘visione’ per il Friuli capace di farsi carico di progettare una rinnovata identità, una specializzazione per la società e l’economia friulana e il superamento delle divisioni interne all’area. La raccolta dei fabbisogni e delle aspirazioni dei vari territori che compongono l’area e il confezionamento di un obiettivo comune di rilancio sono il lievito di un nuovo modello Friuli e il fine della Conferenza. Il sindaco di Udine commentando i dati visti poc’anzi in occasione di un recente convegno ha detto che se fossero veri sarebbero inquietanti. I dati sono veri e la situazione è davvero inquietante. (Il Friuli)


 IlFriuli-18ottobre2019.pdf (0 kB) Il Friuli 18/10/19