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Era il 2011, era la finanziaria-bis italiana resa necessaria da una letterina della Banca Centrale Europea che martoriava le orecchie al Governo italiano in materia di finanza pubblica, era il momento in cui esplode il tema del contenimento dei costi della politica nostrana.

Logico e giusto, quindi, che ad essere chiamati in causa fossero innanzitutto il parlamento italiano e quelli regionali, no?

Macché! Il taglio interessa solo il numeroso dei consiglieri (che debbono calare da 1.116 a 760) e degli assessori regionali (da 233 a 156) e il loro costo. I 945 deputati e senatori eletti non si ritengono troppi secondo il criterio dei parlamentari per milioni di abitanti (sono 16). Ma il senso profondo non era tanto quello (il parlamento tedesco, tuttavia, funziona con appena 8) quanto quello di dare il buon esempio ad un Paese impegnato a stringere la cinghia.

Come è andata a finire?

Recependo la legislazione nazionale, i consiglieri sono scesi a 904 anziché ai 760 previsti e gli assessori regionali a 188 anziché a 156. Ricordiamoci che l’adeguamento dei consiglieri era stabilito da un meccanismo che legava la quantità di popolazione regionale al numero dei consiglieri cosicché fino ad 1 milione di abitanti il numero massimo di consiglieri era 20 (escluso il Presidente della regione) e le regioni interessate sono Valle d’Aosta, Umbria, Molise, Basilicata; fino a 2 milioni di abitanti diventano 30 (Trentino A.A., Sardegna, Friuli V.G., Abruzzo, Marche, Liguria) e così via fino agli 80 consiglieri delle regioni con più di 8 milioni di abitanti (la sola Lombardia).

E che che si sono realizzati accorpamenti di altri enti locali quali Province, Comuni, Comunità montane che, nell’esperienza “speciale” del nostro Fvg, richiedono, però, una riforma urgente.

Una riflessione sull’attualità? Meglio due.

La prima consiglia le regioni a statuto speciale di fare la loro parte nel ridurre i 144 consiglieri ancora eccedenti (Trentino A.A. 40, Valle d’Aosta 15, Sicilia 50, Sardegna 30 e Fvg 19) perché specialità non può far rima con mancanza di solidarietà.

Il ruolo del grande assente – sarebbe più adeguato definire dell’inaspettato latitante? – spetta, però, decisamente dal Parlamento italiano. Il fatto che sia prossimo a farsi vivo con una riduzione dei parlamentari è positivo perché verrebbero meno otto anni di alterità (e alterigia?). Un gesto di riavvicinamento della politica alla gente, insomma. Non di politichese, spero, perché altri ne debbono seguire sulla stessa lunghezza d’onda.