Non ci resta che piangere?
La tornata elettorale europea prospetta lo scenario peggiore per l’Italia: il logoramento ulteriore dei difensori dell’attuale configurazione comunitaria, il congelamento dell’arrembaggio “sovranista”, l’ulteriore declino del pensiero progressista (socialista, socialdemocratico, laburista), l’incognita della Brexit.
Perché peggiore?
Perché l’incognita Brexit lascia inalterati i timori italiani per i nostri lavoratori lì attivi e per il significativo flusso commerciale in essere.
Perché il dimagrimento del peso progressista affievolisce il tema del lavoro che, invece, è centrale per le giovani generazioni nostrane.

Le due eccezioni dell’arrembaggio sovranista sono l’Ungheria (che in Europa conta circa niente) e l’Italia, sorvegliato speciale in attesa di giudizio sulle sue performance economico-finanziarie future. E, infine, gli effetti del logoramento dell’attuale assetto delle istituzioni comunitarie che comporta un iper-irrigidimento nei confronti di chi sgarra (ahimè, solo noi, Italia). Atteggiamento condiviso, peraltro, dagli altri 26 Paesi partner visto che riguarda la sola e inaffidabile Italia. Il cartellino giallo estratto da Bruxelles nei nostri confronti, ha trovato un governo italiano impegnato a litigare per fare più spesa pubblica (reddito di cittadinanza, quota cento) e meno entrate (flat-tax). La recente stima dell’Istat (+0,3% per il pil nostrano 2019) che migliora dello 0,1% la previsione del Def 2019, è davvero in grado di migliorare il nostro 2009? Rispondiamo pensando che ciò si quantifica in 2,4 euro in più per ogni mese del 2019 per ciascuno di noi. Il vero punto nodale? Che l’Italia non fa parte dell’establishment europeo al potere e fa una opposizione sgangherata in compagnia della ininfluente Ungheria. La notifica comunitaria appena giunta, tuttavia, costringerà le due parti del governo nostrano ad una dura lotta per tagliare le promesse elettorali o andare al voto. In questo secondo caso la soluzione non è continuare a piangere. E’ interesse dell’Italia, infatti, mettere in campo una scelta politica tra più Lavoro e più Welfare con interventi trasparenti sia dal lato delle entrate che della spesa, da un lato, e tra più sicurezza (percepita) e contrasto (indiscriminato) all’immigrazione, dall’altro. E, nel caso prevalga la prima scelta, incalzare l’Europa nella progettazione ed il finanziamento di programmi che comportano più lavoro anziché più austerità. Il governo Fvg? In letargo inopinato per altri 4 anni, a giudicare dal primo.