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Tra pochi giorni si vota per le elezioni europee e la politica nostrana presenta l’evento come un voto pro o contro l’Europa.

A favore dell’Europa se ritenuta amica o contro se nemica.

Amica perché baluardo contro le correnti sovraniste o nemica perché impedisce al BelPaese una (storicamente infausta) politica autarchica. Chi ha ragione ed è proprio così?

I numeri ci salvano dalle mistificazioni. Nel 2002 l’Italia ha sottoscritto il trattato di Maastricht impegnandosi a raggiungere, nel tempo, il rapporto del 60% tra il suo debito pubblico ed il proprio Pil. Al tempo era pari al 101,9%, nel 2007 è passato al 99,8%, nel 2009 al 112,5% a causa della crisi, è salito al 129% nel 2013 e raggiunto il 132,2% nel 2018.

Sorprende che le istituzioni comunitarie – ma anche tutti gli altri Paesi governati da centro-destra, destra e centro sinistra - ci guardino con antipatia e sospetto?

Teniamo presente che tutti loro hanno fatto sacrifici per avvicinarsi all’obiettivo comune mentre l’Italia – che ha sofferto moltissimo, ma invano – si allontanava dallo stesso rivendicando, per giunta, la legittimità di ciò.

Che colpa ha l’Europa con riferimento al fatto che l’Italia è il Paese (in compagnia della sola Grecia) che ha sperimentato la decrescita infelice nel periodo successivo al 2007 ed è l’unico Paese che ha aumentato il livello del debito pubblico e diminuito il valore della spesa primaria?

I problemi italiani, infatti, sono originati dalla gestione nostrana della politica economica e di bilancio essendo riferibili alla politica delle entrate.

Vale a dire?

Che siamo bravissimi a spendere e spandere soldi pubblici manifestando un grottesco pudore “a mettere la mani nelle tasche degli italiani”.

Attenzione, però, il pudore è solo nei confronti degli italiani più agiati perché dello stesso non vi è traccia allorché si tratta del lavoro dipendente, granaio delle entrate statali.

Che centra, dunque, l’Europa con i problemi dell’Italia? Come centrano i ciclisti, cioè nulla.

Da questo punto di vista l’Europa è neutra, il problema è tutto nostrano. La scelta europea è a favore dell’esistenza di un terzo protagonista globale tra Stati Uniti e Cina all’interno del quale l’Italia deve far valere i suoi interessi. Ma l’Italia non li ha presenti e, tantomeno, fatti valere. Che chance avremmo, da soli, nell’arena globale?

L’Europa è solo una Unione dove far valere i nostri interessi nazionali in ambito internazionale, non è affatto l’istituzione a cui delegare l’identificazione degli stessi.