Meglio tardi che mai vien da pensare riguardo il recente appello, volto ad aprire un dibattito sul futuro del Friuli, fatto da esponenti del centro-sinistra sulle pagine di questo giornale. Raccogliamo questo importante appello in quanto parte di quella società civile tanto evocata quanto, ahinoi!, inascoltata convinti, però, che il dibattito, per essere utile,  debba partire libero da pregiudizi, da luoghi comuni e da autodifese d’ufficio della politica. Alcuni esempi? Attribuire alla società friulana la non consapevolezza della crisi in atto anziché, in primis, alla stessa classe politica. Per lungo tempo, infatti, né la classe dirigente intesa in senso ampio (non solo la politica), né l’Università di Udine(Friuli) hanno sentito il dovere di far presente ai friulani la pesantissima situazione della nostra terra. Accusare i movimenti autonomisti locali, e non chi ha gestito il potere in Friuli V.G., della mancanza di un’idea complessiva di futuro e di difendere solamente lingua e cultura.  Riproporre una visione udinese-centrica invece del rafforzamento di tutti i territori e delle diverse aree che compongono il Friuli e non solo la ex-provincia di Udine. Continuare a dare troppo ruolo e troppi compiti a una Regione che, nel nuovo millennio, non ha per nulla ben figurato e da madre è diventata matrigna. Edulcorare la realtà e vivacchiare sfruttando ed esaurendo la buona reputazione e la fama meritatamente conquistate con il passaggio dal sottosviluppo al benessere e, successivamente, con la ricostruzione post-terremoto.

Il Modello Friuli è stato ricordato spessissimo, ma mai praticato. Adesso, purtroppo, esiste una Questione Friuli! Lo testimonia la recessione economica in corso (nel 2019 il Pil del Fvg calerà almeno dello 0,5% secondo le nostre stime), che segue il drastico calo del reddito prodotto dall’economia del Friuli dal 2008 al 2018 (-11,2%!) con la provincia di Udine che ha subito un salasso reddituale addirittura superiore (-16%!) mentre il reddito prodotto dalla provincia di Trieste è cresciuta del 2,3%. Affinché si realizzi effettivamente il rilancio del Friuli, tuttavia, è necessario che i territori friulani stiano insieme in una condivisa progettualità e anche in una comune dimensione amministrativa che valorizzi le specificità e metta a sistema alcune funzioni. La premessa indispensabile per un progetto RilanciaFriuli è una strategia AggregaFriuli perché solo con essa sarà possibile uscire da quel nanismo (soprattutto udinese) che è colpevole concausa del nanismo economico, lavorativo, sociale della nostra realtà friulana.

L’attuale Governo Regionale intende presentare le misure per il rilancio il prossimo mese di Novembre. Esponenti autorevoli hanno affermato che o in questa legislatura ci sarà un cambio di passo e l’inizio di una inversione di tendenza oppure il declino diventerà inarrestabile. Condividiamo. Al momento di positivo c’è che ciò che di buono era stato fatto, pensiamo a Rilancimpresa, è stato mantenuto per evolvere, nelle intenzioni, a Sviluppo Impresa e positivo è pure il coinvolgimento delle forze economiche e sociali. Sarà sufficiente? Teniamo presente, infatti, che, più in generale, un brusco ridimensionamento della capacità dell’economia di produrre reddito produce una economia sempre più piccola incapace di fronte a fabbisogni di Welfare (sanità, assistenza, ecc.) sempre più giganteschi a causa dell’invecchiamento della popolazione nostrana. E allora? Le forze dell’opposizione hanno il dovere di incalzare chi governa non solo con il diritto/dovere di critica ma anche con proposte costruttive. Ciò sarebbe uno stimolo per la maggioranza a fare ancor meglio e di più. Di certo i macro temi da analizzare e le proposte da fare non mancano. Ricomporre lo scenario storico e previsionale dell’economia, della società e del lavoro friulani ponendo l’accento sui giovani e gli immigrati. Una verifica e un giudizio veritieri sui risultati prodotti dalla specialità della Regione nei due decenni trascorsi e la prospettiva finanziaria di breve periodo. E’ solo da una realistica ed onesta lettura della situazione attuale, della valutazione dei risultati ottenuti dall’autonomia speciale nell’ultimo periodo e delle sue prospettive a medio termine che si possono trarre le indicazioni necessarie affinché questa legislatura e anche la prossima riescano a rilanciare il Friuli. Una Conferenza per il rilancio del Friuli è l’occasione per dare il via a fare tutto ciò e l’autunno ci pare il periodo più opportuno per ospitarla. Facciamo in modo che il Friuli non sia un problema ma ritorni ad essere una risorsa e, auspicabilmente, nuovamente un modello.