STATI GENERALI DELL’ECONOMIA PER IL FRIULI V.G.
Urgente anche per la nostra regione elaborare subito un «piano per la ripartenza» con tre chiare priorità

ImmagineLa Vita Cattolica 17 giugno 2020 - Articolo di Fulvio Mattioni

Come è noto, venerdì 12 giugno hanno preso il via gli Stati generali dell’economia che il premier Conte ritiene punto di partenza e snodo della Fase 3, quella in cui il Paese si gioca tutto. Dureranno ben 10 giorni prendendo l’avvio dalla presentazione del cosiddetto «Piano Colao» che ha fissato l’obiettivo da raggiungere per superare la recessione provocata dal Covid-19.
Quale è?
Creare una «Italia più resiliente a futuri shock di sistema; più reattiva e competitiva rispetto alle trasformazioni industriali e tecnologiche in corso; più sostenibile ed equa per limitare gli effetti degli shock sulle fasce più vulnerabili della popolazione e scongiurare un indebolimento strutturale dei fattori «primari» dello sviluppo (capitale economico, capitale umano, capitale sociale e capitale naturale)».

La «filosofia» del Piano
Colao ha spiegato che il pool di esperti utilizzato per redigere il Piano ha eseguito 200 interviste con esponenti del mondo economico, rappresentanti della Ue e ministri. Ha chiarito, inoltre, che la filosofia del lavoro è che «non si spreca una crisi che può diventare l’occasione unica per trasformare in profondità il Paese” ovvero che è necessario «sfruttare i fondi UE con il coraggio di cambiare il Paese attraverso progetti chiari e ben articolati».

Si mettano a confronto
le proposte del Governo
regionale e
dell’opposizione.
Quest’ultima non sia
aventiniana come nel
caso degli Stati generali
italiani. È riprovevole
sfuggire all’onore/onere
di dire la propria sul
futuro prossimo del
Friuli V.G. privilegiando
l’avvio anzitempo della
campagna elettorale

Punti di forza, di fragilità ed aree di azione
Il rapporto individua 5 «fragilità» italiane che sono:
1) un rapporto debito/Pil tra i più alti dell’area Ocse;
2) un tasso di crescita molto basso;
3) una scarsa efficacia della pubblica amministrazione;
4) una economia sommersa che vale il 12% del Pil e una evasione fiscale pari a 110 miliardi;
5) le disuguaglianze, geografiche, sociali e di genere.
Vengono altresì evidenziati i «punti di forza» e le «aree di azione».
I punti di forza sono: la creatività, il dinamismo, l’imprenditorialità diffusa e orientata all’export, la grande capacità di attrazione.
Infine, le «sei aree di azione» che sono: 1) impresa e lavoro; 2) infrastrutture e ambiente; 3) turismo, arte e cultura; 4) una pubblica amministrazione «alleata di tutti e non nemica»; 5) istruzione, ricerca e competenza e, infine, 6) individui e famiglia.

Una riflessione in 3 punti  

Che cosa possono insegnare gli Stati generali dell’economia e il Piano Colao alla politica del nostro Friuli Venezia Giulia?

Il primo quesito.
Gli Stati generali dell’economia, in realtà, sono Stati generali per la ripartenza complessiva dell’Italia, tradotto: ripartenza economica, certo, ma soprattutto del lavoro e del welfare secondo la nuova impronta data dalla Ue alla ripartenza «inclusiva e solidale».
Gli Stati generali italiani avrebbero dovuto, dunque, rappresentare agli italiani le ricette concrete per la ripartenza: di chi? Del Governo e dell’opposizione, ovvio.
Durata degli stati generali? Tre giorni, il primo dedicato alla proposta del Governo, il secondo a quella delle opposizioni, il terzo per le conclusioni con la scelta del progetto vincente.
Non servono, dunque, Stati generali di approfondimento tecnico già affidato ai tecnici con il Piano Colao.

Secondo quesito.
Cosa dire del Piano Colao? È un lunghissimo elenco di tutti i fabbisogni che l’Italia ha accumulato – e mai affrontato in 30 anni – e che dovrebbero essere risolti secondo una tempistica articolata in 3, 6 e 12 mesi a seconda delle priorità contenute nelle 102 schede di interventi. Redatte da un nugolo di esperti di vari saperi e confezionate, pare, nella solitudine settoriale di ciascuno di essi.
L’esito probabile del Piano? Il raddoppio delle schede. Che fare altrimenti nei 10 giorni dell’evento?
Che serviva, invece?
Poche grandi scelte intrecciate tra di loro (per me: lavoro, giovani e welfare), l’individuazione del costo degli interventi prioritari, l’aggancio stretto con i vari strumenti allestiti dalla Ue.
Perché bisogna tenere conto della finalità concreta di questi ultimi negando spazio alla fantasia o ad interessi estranei alla strumentazione comunitaria.
Un esempio? Le grandi infrastrutture che servono solo ai costruttori ma – nell’esperienza italiana – non alimentano lavoro, economia e società, ma spesso si risolvono in megasprechi e opere incompiute.

Terzo quesito.
Quello che riguarda noialtri, cioè il Friuli Venezia Giulia. È urgente elaborare un «Piano FVG di Ripartenza» cosicché necessita indire gli Stati generali dell’economia e della società del FVG. Evitando di rifare errori, ovvero mettendo a confronto le proposte del governo regionale e dell’opposizione contenenti:
- la filosofia generale (dove vogliamo andare, quale FVG abbiamo in mente, ecc.), le priorità per raggiungerla,
- gli interventi e il loro costo,
- i tempi in cui si articola.
Ma in fretta, entro settembre in modo da poterlo agganciare a quello nazionale.


Invito alla politica del Friuli Venezia Giulia
Come confezionare le proposte facenti parte del Piano FVG di Ripartenza? Partendo dalle opportunità offerte dal pacchetto messo in campo dalla Ue anziché da pletorici e banali elenchi e tenendo conto del fatto che l’ultimo grande investimento messo in campo dalla nostra Regione per il suo sviluppo risale ad oltre 40 di anni fa. E che la rendita su di esso è stata completamente consumata.

Che fare, dunque?
1) indire gli Stati generali dell’economia e del Welfare in Fvg;
2) discutere e scegliere la linea per confezionare il «Piano Fvg di Ripartenza»;
3) elaborare e presentare al Governo italiano tale Piano con l’indicazione delle risorse finanziarie recuperate per avviarlo (emissione di Fvg bonds per la ripartenza e/o garanzie ottenute dalle istituzioni comunitarie) onde anticipare quelle Ue.

Due inviti conclusivi.
Il primo: centrare il Piano nostrano su lavoro, giovani e welfare e non sulle infrastrutture che a nulla servono in mancanza delle persone (attive e inattive).
Il secondo: che l’opposizione non sia aventiniana come nel caso degli Stati generali italiani. È riprovevole, infatti, sfuggire all’onore/onere di dire la propria sul futuro prossimo dell’Italia (e, nel nostro caso, del Friuli V.G.) privilegiando l’avvio anzitempo della campagna elettorale.

Cosa farà nelle prossime settimane la «speciale» politica nostrana, dello «speciale» Friuli V.G.? 




VC20200617_Mattioni_p03.pdf (0 kB) La Vita Cattolica 17 giugno 2020